Dopo Mesiano l'ora di Ingoia: l'attacco ai magistrati continua


Mentre il giudice Ingroia si difende, Minzolini raccoglie il Biasimo dal Cdr del Tg1 costretto, per l'ennesima volta, a prendere le distanze dal suo direttore. Nel comunicato diffuso, si stigmatizzano così le dichiarazioni di Minzolini: "Anche questa volta non siamo d'accordo. Anche questa volta il direttore ha schierato il telegiornale con un editoriale sul contestato tema della riforma della giustizia sposando esplicitamente le posizioni della maggioranza di governo. Uno strappo che contrasta con il ruolo di giornale istituzionale e non governativo caro a tutta la redazione, un ruolo che il Cdr continuerà a difendere".


Biasimo anche da Rosy Bindi,: «Non è questo il ruolo dei giornalisti del servizio pubblico men che meno di un direttore di testata. Il Parlamento sarà anche pieno di magistrati ma la Rai è soffocata dai portavoce di Berlusconi. Siamo certi che il presidente della commissione di Vigilanza Rai saprà esercitare il proprio ruolo di garanzia a tutela del diritto dei cittadini ad essere informati correttamente e a non subire la propaganda del governo» (La Repubblica.it)


In un post del 10 novembre di Luigi De Magistris (luigidemagistris.it) ripreso anche da MicroMega, si leggono le precisazioni di chi si trovava «al fianco di Ingroia, a Napoli, proprio mentre pronunciava le parole al centro della polemica -strumentale- di Minzolini: posso confermare di aver ascoltato un ragionamento di semplice buonsenso che non aveva niente del programma eversivo a cui accenna il direttore del Tg1. »

De Magistris accusa quindi il direttore del TG1 di uso scorretto anzi di «abuso del suo ruolo e dello spazio che esso gli consente. Altrettanto grave è l'indice che ha puntato verso un magistrato impegnato in indagini delicatissime riguardanti la mafia, a cui ha attribuito "un obiettivo improprio, quello di ribaltare il corso degli eventi"».


Chiede poi De Magistris se un magistrato abbia «il diritto di lanciare il suo grido di allarme sulla tenuta del sistema giudiziario e della giustizia stessa di fronte a provvedimenti di governo che a suo avviso li compromettono? Può avvisare la società civile che sono in ballo progetti di riforma del codice di procedura penale e delle intercettazioni che, stando a quanto si evince, rischiano di mettere in difficoltà la facoltà investigativa della magistratura e in particolare la lotta alle mafie e ai colletti bianchi? Ha la libertà di citare Falcone e Borsellino e il loro insegnamento che la lotta alle mafie non si fa solo nei tribunali, ma è una missione culturale e civile? Credo di sì, credo che un magistrato abbia non solo la facoltà e il diritto, ma il dovere di farlo. Come credo che forse è proprio nel riferimento ai due giudici palermitani, che Ingroia ha compiuto domenica, che si annida il terrore del potere opaco e dell'informazione asservita, che vorrebbero mantenere "quel puzzo di compromesso morale" che non solo li garantisce ma che condividono.»

 

© 2020 www.power-gender.org
Power&Gender Testata giornalistica online Gestione semplificata ai sensi del'Art. 3bis, Legge 103/2012 Direttrice responsabile: Eva Panitteri