I benefici del lavoro delle donne nell’economia globale

Questi i cinque fattori da evidenziare. Le donne:

1. aiutano la crescita economica in termini di crescita di PIL;

2. raggiungono un migliore equilibrio in termini di rapporto rischio/rendimento nei settori affari e  finanza;

3. rappresentano i prossimi "mercati emergenti" poiché globalmente le donne controllano circa i due terzi dei beni di consumo discrezionali di spesa;

4. investono di più nelle generazioni future, con conseguente attuazione di un dirompente  potente effetto a catena. Le donne sono più propense a investire in sanità e istruzione,  in sviluppo del capitale umano per alimentare il futuro e la crescita;

5. sono agenti e reagenti al cambiamento. Le donne naturalmente apportano visioni e voci diverse.

Per tutti questi motivi, le donne non dovrebbero avere paura di pensare, di parlare, di operare in modo diverso: daring the difference! I dati confermano un miglioramento generale per le donne ma sottolineano il percorso lunghissimo ancora da fare per poter parlare di una reale parità di opportunità nell'accesso ai vertici decisionali delle imprese. Uno dei più significativi sviluppi del 20° secolo è stato rappresentato dall'ingresso delle donne nel mondo economico e politico, settori precedentemente occupati quasi esclusivamente da uomini. Anche se le donne stanno facendo progressi per eliminare le disparità di genere,  la loro presenza è ancora inferiore a quella degli uomini nei posti decisionali di governo. Queste lacune si riscontrano in tutto il mondo, ma sono particolarmente evidenti nelle economie in via di sviluppo.

A questo proposito, la società GMI Ratings già nello scorso mese di aprile aveva pubblicato uno studio interessante sulla presenza femminile nei consigli di amministrazione su un campione di 6 mila aziende in ben 45 Paesi. Per quanto riguarda l’Italia, i dati sono incoraggianti e sembrano riconoscere il merito della legge n. 120/2011: tra le 58 società italiane monitorate dalla GMI, il 74,1% ha almeno una donna nel proprio consiglio di amministrazione (a dicembre 2011 la percentuale ammontava a meno della metà ovvero il 41,8%). Ma le cifre diminuiscono drasticamente quando si contano le società con almeno tre donne nei propri vertici, che rappresentano solo il 13,8% del totale: un risultato, tuttavia, abbastanza interessante se si considera che a fine 2011 erano solo il 5,5%.

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