Tolleranza zero contro molestie e violenze sul posto di lavoro

BRUXELLES - Le organizzazioni ombrello dei partner sociali europei (sindacati, industriali, imprese pubbliche) il 26 aprile hanno firmato a Bruxelles un accordo quadro sulla violenza e le molestie sul posto di lavoro, che negli ultimi 12 mesi hanno riguardato un lavoratore su venti. Frutto di dieci mesi di negoziati, l'accordo ha lo scopo di prevenire gli abusi e di fornire linee guida comuni per superarle. Disposizioni che verranno implementate a livello locale secondo le modalità ritenute le più appropriate dalle varie associazioni nazionali di categoria, ma in ogni caso sulla base della “tolleranza zero”. Le misure di implementazione dovranno essere adottate entro il 2010 data entro la quale è anche prevista una verifica condotta dai partner sociali sulla messa in opera e sull’efficacia dell’accordo.

Il testo sottoscritto obbliga innanzitutto le imprese a dichiarare apertamente che abusi e violenze sul luogo di lavoro sono assolutamente non tollerati, specificando le procedure da seguire in caso di problemi. Riconosce poi che la responsabilità nel determinare, esaminare e vigilare sulle misure adottate in questo senso spetta al datore di lavoro, dopo consultazione con i propri dipendenti o i loro rappresentanti. Infine, permette di prendere in considerazione i casi di violenza perpetrati da terze parti, ovvero da clienti o fornitori dell’impresa. "Questo potrebbe essere il caso - spiega Rainer Plassmann del CEEP – dell’autista di autobus aggredito da un passeggero violento”.

Secondo il Quarto rapporto sulle condizioni di lavoro (2005) della European Foundation for Improvement of Living and Working Conditions di Dublino (Fondazione di Dublino), discriminazioni e violenze hanno riguardato il 5% dei lavoratori nell’ultimo anno, mentre negli ultimi dieci anni il livello di esposizione a fenomeni di violenza è lievemente aumentato. Per quanto concerne la violenza fisica, livelli superiori alla media sono segnalati per l’Olanda (10%), la Francia e il Regno Unito (9%) e l’Irlanda (8%). Mediamente sono i Paesi nordici a riportare casi di abusi con maggiore frequenza, ma questo è dovuto probabilmente all’effetto statistico conseguente a una maggiore sensibilità scandinava verso questi fenomeni. La provenienza degli atti violenti è risultata esterna per il 4% dei casi e da parte di colleghi per il 2%

Le molestie generiche, riguardano in media il 5% dei lavoratori. La Finlandia ha un dato molto alto (17%), mentre Italia e Bulgaria chiudono la lista col 2%. Anche qui vale presumibilmente la diversa sensibilità. A esserne vittime sono soprattutto le donne, in particolar modo quelle giovani (6% in generale, 8% per le under 30) rispetto agli uomini (4%). Differenze sono poi segnalate tra i lavoratori autonomi (3% di vittime) e i dipendenti (6%), ma non si segnalano differenze relative al livello gerarchico. Cambia invece il dato tra piccole e grandi aziende (più di 250 dipendenti), con le seconde che registrano un 8% di vittime.

La molestia a sfondo sessuale (attenzione sessuale non desiderata) colpisce il 2% dei lavoratori, ma riguarda le donne tre volte di più che gli uomini in generale, rapporto che arriva a 6 volte nella fascia di età 15-29.

 

Venendo ai settori più colpiti, vale la considerazione che più la forza fisica è impiegata sul lavoro, meno sono i casi di violenza o molestie registrati, e viceversa. Anche questo dato è probabilmente dovuto a una diversa sensibilità dei lavoratori per quanto concerne la violenza. E’ comunque la sanità il settore più a rischio, seguito dall’educazione, e poi dietro amministrazione pubblica e difesa, trasporti e HoReCa.

 

Le conseguenze sulla salute per le vittime di abusi e violenze sono confermate dai dati come maggiori rispetto ai loro colleghi che non hanno subito abusi, e si manifestano principalmente in una forte irritabilità, dolori intestinali, ansia, e disturbi del sonno. Secondo uno studio del 1990 della Fondazione di Dublino, i costi sociali del mobbing, calcolati in giorni di lavoro persi, spese mediche, minore produttività e conflittualità sul posto di lavoro, risultano in una cifra che oscilla dai 40.000 ai 100.000 euro all’anno (al valore attuale) per persona vittima. L’accordo firmato oggi è il sesto in vent’anni di dialogo sociale europeo, e fa parte del piano d’azione della DG Occupazione della Commissione per il 2006-2008.

(Fonte: Redattore Sociale – Autore: Matteo Manzonetto)

 

 

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