Parità e superamento delle discriminazioni: sogni lontani

Nonostante le spinte di molti governi in questa direzione, compreso il governo Prodi che ha annunciato di voler aumentare gli investimenti nella battaglia per le pari opportunità, l’Europa non ha risolto il problema, mentre l’Italia si colloca molto in basso nella graduatoria mondiale della parità stilata secondo i parametri riconosciuti. Guardando le classifiche e le analisi pubblicate nel rapporto 2006 del Social Watch, scopriamo così che il Ruanda, uno dei paesi più poveri al mondo, garantisce le pari opportunità tra uomini e donne più degli Stati Uniti e della maggior parte dei paesi industrializzati.


Le classifiche mondiali sono il frutto dell'Indice di parità di genere (Gei nell'acronimo inglese) del Social Watch, network internazionale di oltre 400 organizzazioni impegnate per una giustizia sociale, economica e di genere (vedi lanci precedenti). In particolare la parte del rapporto annuale che riguarda la parità di genere (o meglio le enormi disparità di genere) è stata lanciato durante la cinquantunesima sessione della Commissione sulla condizione femminile delle Nazioni Unite, a New York.


L’indice di parità di genere è stato sviluppato sulla base di indicatori sociali che avessero valore a livello internazionale e prendendo in considerazione una scala di riferimento che evidenzia i più bassi valori di equità. Tre sono i punti di riferimento: attività economica, sviluppo e educazione. I risultati finali del rapporto sono molto deludenti. In nesssuno stato (tra i 154 paesi analizzati) le donne hanno le stesse opportunità degli uomini e, anche se la tendenza generale è in lieve miglioramento, in molti paesi la condizione femminile è perfino peggiorata negli ultimi anni.


Nella classifica per il 2007 del Gei, il Ruanda occupa la terza posizione, dopo Svezia e Finlandia, mentre per trovare l'Italia occorre scorrere fino al settantaduesimo posto. Si tratta di una dato di notevole interesse sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista sociale e politico Secondo Karina Batthyany, coordinatrice dei ricercatori del Social Watch, i dati sulle disparità di genere dimostrano “come non sia necessario raggiungere alti livelli di crescita economica o di industrializzazione per realizzare politiche efficaci per una maggiore equità”. “Non c’è bisogno di essere ricchi per essere giusti”, rincara la dose Roberto Bissio, coordinatore di Social Watch. Anzi, quando si parla di parità di genere pare proprio che la ricchezza diventi in qualche caso addirittura un freno al progresso sociale. E’ molto indicativo infatti lo schema sul divario di reddito tra donne e uomini per regione geografica che è stato pubblicato nel Social Watch 2006. Il divario medio più netto si riscontra oggi nei paesi nord africani e centro-orientali con uno 0,32. Il valore massimo (ovvero dove il divario è più stretto) si riscontra invece in negli Stati Uniti d’America con uno 0,63. I paesi europei si collocano in una posizione mediana con un valore medio di divario di reddito pari allo 0,58. C’è meno disparità nell’Asia che in Europa.


Il grado di parità di genere nella dimensione della partecipazione economica viene misurato con due indicatori: la percentuale della forza lavoro retribuita totale (fatta eccezione per il settore agricolo) costituita da donne e il divario di reddito tra uomini e donne. In tutto il mondo le donne continuano ad avere un accesso più limitato al mercato del lavoro e devono affrontare quotidianamente la discriminazione salariale. Sempre dalle classifiche e dai raffronti tra i paesi, risulta infatti che le donne guadagnano in media il 53% di quello che gli uomini guadagnano per lo stesso lavoro.


Sempre dal rapporto 2006 apprendiamo che tra le dieci nazioni che hanno fatto più progressi dall’ultimo rapporto del 2004, infatti, ci sono altri Paesi oltre il Ruanda che si trovano in condizione di forte arretratezza, è il caso dell’Equador, seguito a ruota da Capo Verde e Guatemala. Tra i paesi definiti ricchi, la Spagna al quinto posto. L’Italia non ha fatto nessun progresso e dopo tre anni la situazione è rimasta invariata. I risultati più critici sono quelli legati alle differenze di reddito e all'esigua presenza di donne nelle posizioni dirigenziali, ministeriali e parlamentari. (pan)

 

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