Lavoro: dimissioni in bianco, un male da sconfiggere per l'Italia che cerca la parità

In un’Italia che nell’anno delle Pari opportunità tra donne ed uomini cerca di tenere il passo con il resto dell’Europa, si tratta di un provvedimento “in piena linea e al passo con le riforme in corso del Governo, dal momento che si propone di comprendere nella normativa tutte le forme contrattuali: sia quelle da lavoratore subordinato, che quelle da parasubordinato”. Un passo in più per spostare sullo stesso piano le lavoratrici e i lavoratori a tempo indeterminato, e quelli assunti invece con contratti a tempo determinato. Ma anche un provvedimento per scardinare quelle forme di precarietà e di discriminazione altrimenti sommerse.

“Quella delle dimissioni in bianco – sottolinea Teresa Bellanova – è una vera e propria discriminazione sotterranea cui vanno purtroppo incontro soprattutto le donne lavoratrici, in quanto si verifica con particolare frequenza in quei settori a più alta incidenza di manodopera femminile. La lettera di dimissioni in bianco è una pratica ricattatoria: il datore di lavoro chiede la firma di un foglio di licenziamento in bianco all’atto stesso dell’assunzione, generalmente utilizzata per liberarsi delle lavoratrici in maternità. Insieme ad altri deputati e senatori, abbiamo presentato una proposta di legge pensata per contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco, con cui si introduce l’obbligo di presentare le dimissioni volontarie dal lavoro utilizzando esclusivamente i moduli distribuiti presso gli uffici del lavoro, le amministrazioni comunali e il sito internet del Ministero del Lavoro. Contrassegnati da codici alfanumerici identificativi e dalla data di emissione, i moduli avranno una validità limitata di 15 giorni, di modo da limitarne il ricorso ai soli casi di effettive dimissioni volontarie. Impedire il ricatto delle dimissioni in bianco significa tutelare soprattutto le donne che continuano ad essere dei soggetti deboli nel mercato del lavoro”.


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