Immigrazione e lavoro nero: in 3000 sfruttati dall'edilizia romana

I NUMERI. Il caporalato sfrutterebbe complessivamente circa 3.200 lavoratori, con una presenza su strada di circa 1.710 persone ogni giorno. I punti di raccolta censiti da Ugl a Roma sono una trentina. Spesso sono in prossimità degli smorzi romani e persino di qualche grande ferramenta: in ciascuno di questi luoghi si radunano giornalmente dalle 20 alle 50 persone. Ad esempio l"incrocio tra via del Casaletto e via Affogalasino dove stazionano quotidianamente circa 40 persone. Esiste poi un mercato parallelo ed invisibile che coinvolge un numero imprecisato di persone che non attendono a bordo strada perché, dopo le prime esperienze, vengono contattate direttamente tramite telefono cellulare o attraverso il passa parola con conoscenti già impiegati.


LA TRATTATIVA. Ogni mattina nei punti di raccolta sostano macchine e furgoni. La paga giornaliera oscilla dai 20 ai 40 euro per i muratori, per salire fra i 50 ed i 60 euro per mansioni specializzate. Le retribuzioni scendono sia in corrispondenza di un numero particolarmente elevato di presenze sia con il passare delle ore nella mattinata. Solo pochi fortunati vengono ingaggiati, il 18% dei presenti secondo Ugl. Gli altri rinviano al giorno dopo sperando di avere più fortuna. Diversi aspettano il pagamento di mesi di prestazioni. “Il clima di intimidazione e lo stato di indigenza e di povertà – si legge nel rapporto - creano le condizioni che alimentano il circolo vizioso che produce questa schiavitù. Il 72% degli operai si lamenta per il trattamento ed il carico di lavoro. Il 64% dei presenti ha meno di 35 anni.


INFORTUNI E CONTROLLI. Tutti gli intervistati da Ugl sostengono di non essere mai stati fermati dalle forze dell’ordine, né mentre aspettano le offerte di lavoro né durante le trattative. Pochi sostengono di aver assistito a controlli nei cantieri. Alcuni raccontano però che, grazie a “soffiate”, tutti gli irregolari riescono a defilarsi prima dell’arrivo dei controlli. Il 95% degli intervistati afferma di lavorare senza nessuna protezione particolare né di ricevere indicazioni sulle norme di sicurezza. Praticamente tutti lavorano con gli abiti e le scarpe personali anche quando palesemente inadatte. I più fortunati, il 22%, ci confessa che in caso di infortunio gli viene messo a disposizione un medico, il restante 78% viene allontanato dai cantieri senza cure sanitarie ed invitato “molto cordialmente” a non denunciare l’accaduto.

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