Violenza alle donne: la responsabilità sociale dell'informazione

Desidero inoltre informare il sociologo Fiasco, tramite te se vorrai fargli pervenire le mie osservazioni, che sono state moltissime le donne che negli ultimi 60 anni si sono fortemente spese, pronunciate, battute, impegnate pubblicamente e privatamente sul punto della dignità delle donne.

Parlano da sole le immagini del film-documentario "Processo per stupro" con la giovane Avvocata Tina Lagostena Bassi, come incisive sono le parole della relazione alla legge contro la violenza approvata in Italia nel 1996 (sic!).

Quando le donne in Parlamento, per la prima volta nel nostro paese, superarono la soglia di 100 (era il 1996) le deputate, trasversalmente, da Carol Beebe-Tarantelli (sinistra) ad Alessandra Mussolini (destra), compatte e tutte insieme fecero approvare la legge n. 66/96 contro lo stupro, legge che finalmente lo riconosceva quale reato contro la persona, contrariamente alle norme del Codice Rocco (del periodo fascista) che lo consideravano quale reato contro la morale.

Esistono infiniti altri esempi di voci di donne che non hanno taciuto, facendo sentire la loro voce contro la violenza e la strumentalizzazione dell'immagine femminile (da ultima l'attrice Nicole Kidman lo scorso 23 aprile dal palazzo dell'ONU di New York), per battaglie vecchie e nuove, che vanno da quelle per affrancare le donne dalla potestà di padri, fratelli e mariti, a quelle per il divorzio e la legalizzazione dell'aborto, insieme a quelle contro le molestie sessuali nei posti di lavoro, per arrivare ai giorni nostri al dibattito sullo stalking.

Tutte voci, queste, effetto e risultato del forte messaggio di "reclamo" che le donne hanno reso palese, udibile e visibile all'interno di una società italiana -e non solo- per anni fortemente imperniata su un profondo pensiero sessista e maschilista.

Esistono anche studi (recentissimi) che segnalano proprio come le violenze sessuali avvengono sulla base della mercificazione dell'immagine delle donne, e studi che analizzano il collegato fenomeno della mercificazione dell'immagine di bambini e bambine (anche da parte di pubblicità e media), fenomeno collegato al dilagare della piaga della pedofilia infantile, questioni, entrambe, sulle quali il pensiero e l'occhio attento delle donne non sono mai venuti a mancare.

Venne addirittura sollevato un caso internazionale la scorsa stagione per quella pubblicità degli stilisti Dolce e Gabbana che mimava uno stupro, con tanto di  uomini   che stavano a guardare.

Esistono associazioni italiane, come quelle che gestiscono i centri antiviolenza di Roma (Differenza donna e Solidea) ed associazioni europee, mondiali, pubbliche e private, che denunciano e rilanciano quotidianamente "la mercificazione della dignità della donna" e della sua immagine quale uno dei motivi primari della violenza sessista contro le donne.

Esistono in Italia realtà del web e dell'informazione (dalla presenza delle donne in rete è nato il movimento "Usciamo dal silenzio" che ha riempito molte piazze d'Italia) e le donne Premio Nobel non hanno fatto mai mancare la propria voce.

Donne diverse per età, esperienze, storie, professioni, credo, ma sempre presenti ed impegnate nell'attribuire un valore profondo -al di la delle semplici parole- al senso della "dignità delle donne" : sono state infatti la determinazione e la ribellione delle donne a consentire lo sdoganamento del tabù della violenza, facendola uscire dal chiuso delle case per aprire un dibattito nella società civile.

Ed a tutto questo, che sono certa essere già nelle tue corde, ha contribuito, ed auspico continuerà sempre più a contribuire, una sempre più sensibile e corretta informazione.

Nel ringraziarti per l'attenzione, saluto cordialmente."

 

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