Sempre più giovani, sempre più vittime

Voler dare la colpa dei comportamenti assassini e violenti alla televisione, che mercifica l’immagine femminile mostrandola 90 volte su 100 scollata e discinta, sarebbe guardare troppo lontano da noi. Volerla accollare alla famiglia, che per sopravvivere a certi ritmi di lavoro appiattisce vita, affetti e comunicazione in superficialità e stereotipi, sarebbe troppo facile e riduttivo. Bisogna prendere atto, invece, che si tratta di responsabilità collettive di un intero sistema paese, che ha ritenuto di poter fare a meno di investire in istruzione, cultura ed informazione.


La censura ecclesiale avallata nei fatti da governi di finti laici e di atei devoti, poi, ha fatto si che ragazzi  e ragazze non ricevessero (e non ricevono) indicazioni sui temi del corpo e delle relazioni sessuali: giovanissimi bombardati da milioni di stimoli violenti o fintamente soft annidati nel linguaggio, nelle immagini, nell’abbigliamento, negli spot, in internet, nei videogiochi, nei cartoni animati, cui il mondo degli adulti non propone chiavi di lettura né filtri. Adulti che non programmano e non prevedono, ma semplicemente si affidiamo al caso, sperando di avere fortuna. Siamo impazziti??


Forse si, visto che continuiamo a fare finta, indolentemente, indecentemente, che fatti come quelli accaduti a Niscemi o a Verona riguardino solo gli altri, quelli più poveri, quelli più disagiati, quelli più sfortunati, o sprovveduti, o incapaci, quelli a cui questo guaio è “capitato”. Cosa spiega però che tre ragazzini pensino di risolvere una questione tra adolescenti ammazzando l’interlocutrice “scomoda”? Noi che ci sgomentiamo, che sgraniamo gli occhi, che annaspiamo, possiamo davvero dire di non aver colto i segnali che portavano in questa direzione?


Se continueremo a chiudere gli occhi, a far finta che le bambine prostituite e vendute per strada a tanti bravi padri di famiglia siano una cosa che si può tollerare (fintanto che non sono le nostre), che i casi di bullismo a scuola siano l’eccezione più che la regola, come quelli di stalking, che la scuola non debba seguire i giovani sui temi della vita e del vivere, che la cultura fatta di libri e di dialoghi sia una noia, che il degrado dell'ambiente non si traduca in degrado del vivere, che la vita non è una partita di pallone e che i "buoni modelli" e non soltanto urla e sopraffazione trovano spazio nella vita, se continueremo a correre verso il precipizio dovremo fare i conti con le conseguenze della caduta. Le cifre di orrore di tante giovani vite spezzate ci faranno finalmente capire che omissioni, silenzi e certe vergognose impunità non ce le possiamo più davvero permettere?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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