Femminismo islamico, idea radicata in diverse parti del mondo

Un fenomeno che riguarda sia le donne liberal che le conservatrici, unite dalla comune sofferenza e del muoversi al di fuori dei confini del puro mondo accademico: tutti i contributi che hanno dato vita a queste nuove interpretazioni del Corano sono di studiose, scrittrici, giornaliste, attiviste per i diritti umani, avvocati. Non una piccola setta: il dibattito si muove sì nelle università, ma anche sui giornali e tra la società civile. I primi frutti li abbiamo visti nella nuova legge della famiglia del Marocco, che finalmente tiene in nuova considerazione la donna.


Il movimento politico era corretto, ma senza le esegesi di queste femministe non sarebbe mai potuto realizzarsi. In Egitto, invece, nel 2004 è stata eletta la prima giudice donna del Paese, e anche in questo caso sono stati usati discorsi islamici, discorsi femminili, per giustificare la sua carica. Credo che ance la gente comune colga che qualcosa sta cambiando. E’ un impatto che non è difficile da misurare, ma non è certamente un fenomeno di nicchia.


In apparenza le categorie di Occidente e Oriente non sono state mai separate come lo sono in questo nuovo millennio. Ma in realtà è un’illusione. Nel passato questi due mondi erano confusi, mescolati insieme. Era impossibile tracciare un confine preciso, e credo che lo sia anche ora. Anche se non ce ne accorgiamo il mondo è nomade, oggi come allora, oggi forse più di allora. Per questo le prospettive per le donne islamiche che si stanno diffondendo in Malesia, in Iran, in Turchia, ma anche in America e in Sudafrica sembrano ben promettere: il Corano non appartiene a nessun luogo. E anche il mondo musulmano non ha un confine, ma è formato da milioni e milioni di persone.

 

Margot Badran è Storica presso il Centro Prince Alwaleed ibn Total for Muslim-Christian Understanding della Georgetown University

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