La “sicurezza” ai tempi di Sacconi e Berlusconi

Dobbiamo passare da una fase ideologica a una fase post ideologica per liberare il lavoro e le imprese dei tanti vincoli che ne impediscono la crescita” ha proseguito Sacconi. Singolare analisi se riferita alle nano-aziende di un paese come l’Italia, che preferiscono restare minuscole per non perdere la gestione del potere, che non investono in manager esterni, che non investono in ricerca e innovazione, e che per il 70% subiranno nei prossimi anni processi di chiusura o decadenza a causa di un management familista e vecchio, incapace sia di rinnovarsi che di passare il testimone ad una generazione più giovane. Aziende in precarie condizioni di salute alle quali offrire la “sicurezza” del mantenimento dei lavoratori in condizioni di precarietà, ed ai lavoratori la certezza della precarietà del lavoro e di minori riguardi per la loro salute e “sicurezza”.


Ma la “sicurezza” si declina anche nei quartieri cittadini da ripulire dall’orrendo spettacolo della prostituzione. Va applicata con rigore nei confronti delle bambine minorenni che vengono prostituite piuttosto che degli sfruttatori-padroni (anche loro imprenditori?) e dei clienti, stupratori-a-pagamento, che alimentano questo orrendo traffico. Le “prostitute” fanno male al quartiere, vanno rinchiuse in case “sicure” per consentire agli stupratori-a-pagamento ed ai trafficanti di guadagnare impunemente col mercato delle schiave.


Ministro Sacconi, l’articolo 1 della Costituzione Italiana parla di lavoro e non di sfruttamento del lavoro!

* Dichiarazione del Ministro del Lavoro Sacconi a Santa Margherita Ligure

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