Quando la pubblicità sovverte gli equilibri

RAGAZZI «Per i maschietti, i messaggi sottolineano insensibilità e machismo, e insegnano a giudicare le coetanee paragonandole a modelli tanto artificiali quanto impossibili. I giovanissimi imparano anche che il sesso è violento. Che apparenza fisica e acquisto del prodotto giusto sono sinonimi di successo. Temi cui la giornalista Loredana Lipperini ha dedicato Ancora dalla parte delle bambine (Feltrinelli), raccogliendo il testimone del noto saggio firmato negli anni ’70 da Elena Gianini Belotti.»

RAGAZZE «Magazine come Cioè o Ragazza moderna, destinati alle teenagers, entrano anche nelle case di bambine di nove anni. E con essi entrano le immagini di uomini muscolosi, rigorosamente a petto nudo, con l’invito: 'Ritaglia, stacca e incolla i sexy boys che preferisci'. Entrano i consigli per abbigliarsi da perfetta gothic Lolita o allungare le ciglia; i test per scoprire se sei una fashion girl o quanto il tuo lui è micio o macho. Conferma la psicologa dell’età evolutiva Anna Oliverio Ferraris, autrice di La sindrome Lolita (Rizzoli): "Le riviste sono ricche di messaggi che sottolineano l’importanza di presentarsi sessualmente attraenti per stuzzicare l’interesse dei maschi"».

La parola d'ordine deve essere, allora, vigilare. Per spiegare. Rimettere in prospettiva. Ridimensionare. Ed in certi casi educare e rieducare. Perché quando comportamenti palesemente aggressivi e violenti vengono sdoganati stemperandone la gravità nella bugia del 'semplice gioco' abbiamo la certezza che intervenire per una mediazione sia l'unico strumento possibile e responsabile.

 

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