Giovani e droghe: informare per orientare


In un momento in cui nel nostro paese stiamo assistendo al restringimento sistematico di tutte le forme di libertà, da quella di poter decidere di non essere obbligati a certe cure non desiderate, a quella di espressione e di parola, a quella di veder usate le nostre tasse per combattere crimine e criminali con le intercettazioni, la longa manus e l’occhio sempre vigile del grande fratello governativo entrano nelle case degli italiani, suggerendo alle famiglie di adottare tra le pareti domestiche metodi simili a quelli usati dal governo per la gestione della sicurezza.


Nell'innegabile difficoltà di comunicare con le nuove generazioni attraverso l'uso di un linguaggio comune, sarebbe certo più facile se si investisse nel ruolo educativo della scuola pubblica, invece di sottrarle vergognosamente sempre più risorse in termini di denari e capitali umani. Perché -ci si domanda- dirottare sul fai-da-te la soluzione di problemi che riguardano la formazione delle nuove generazioni, svuotando di significato quei servizi e quelle reti di sostegno che cercano di tenere uniti i legami fra le generazioni? Perché non si investe in servizi pubblici che affrontino apertamente con i ragazzi le questioni che più li espongono a pericoli come la droga, il bere, la sicurezza al volante, e le relazioni sessali, orientandoli come a scuola, quotidianamente?


Basterebbe iniziare a parlarne a partire dalle medie per fare al contempo educazione e prevenzione. Si potrebbero così regolarizzare tanti insegnanti precari. Si potrebbe investire sul futuro dei nostri giovani. Si potrebbe dotarli degli strumenti per non sbagliare, per muoversiun pò più consapevolmente. Una missione impossibile, ci pare, solo in caso di una reale assenza di volontà.

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