Noi Rete Donne per la riforma elettorale


A Rosy Bindi il compito di prendere la parola dopo l'introduzione delle moderatrici con il primo intervento. "Ho sempre seguito con molto interesse il lavoro di questa rete e trovo il documento presentato utile e condivisibile. E' importante che il Parlamento torni a riflettere sul tema della riforma elettorale, trovando un sistema percorribile. Questo lavoro, molto laico e molto intelligente, ha il merito di proporre una strada percorribile partendo da ogni sistema elettorale […] Dal punto di vista istituzionale dobbiamo tutte assumere l'impegno a fare nostro questo documento ed a trasferirlo in sede istituzionale, a prescindere dalla lista in cui siamo state elette".

A febbraio 2011 si terrà la conferenza nazionale delle donne del PD, ed il tema della riforma della legge elettorale dovrà essere al centro dell'agenda: "non ci fidiamo dei nostri stessi partiti: la parità nella rappresentanza non si realizzerà se non con una legge che li costringe." L'obiettivo da realizzare è quello di "una partecipazione ampia, un popolo di donne meritevoli che rappresenti la metà degli italiani, che sono donne" perché, ha continuato, “l'attuale legge elettorale, quella oggi in vigore, per vari motivi è una legge "non democratica".


All'intervento della Bindi è seguito quello di Livia Turco, che ha espresso apprezzamento per il rilancio trasversale della battaglia sociale e culturale che questa iniziativa rappresenta.. Come diceva Nilde Iotti, oggi servono "norme di garanzia che toccano il cuore della democrazia", e servono luoghi istituzionali "dove vigono il merito e la competenza, dove le donne si affermano".


La riflessione sulla necessità di un nuovo sistema di regole elettorali, che tenga oltretutto conto della necessità di includere competenti risorse femminili, diviene dunque necessaria, e deve essere affrontata con la consapevolezza che anche se all'interno delle forze che ne discutono vi sono punti di vista differenti, l'obiettivo da raggiungere sia chiaro, comune, ed in un certo senso univoco.


Turco personalmente predilige il collegio uninominale, dove può svilupparsi e rafforzarsi il "rapporto con il territorio", dove a fare la differenza tornerebbe ad essere "il dover rendere conto, l'essere controllati ed il rispondere ai propri elettori". Negli ultimi anni, e con l’attuale sistema di regole, infatti, "lo scambio sesso-potere-rappresentanza" il mercimonio che da tempo è sotto gli occhi di tutti, "ha gettato un'ombra su tutte le donne elette" e tutte le parlamentari dovrebbero liberarsi "dal sospetto di essere state elette per i favori dati ad un uomo". Per tutti questi motivi, insieme anche al fatto che "noi donne siamo capaci di competere” ,possiamo permetterci il lusso di dimostrarlo accogliendo la sfida elettorale sul campo".


Daccordo con la linea indicata da Livia Turco anche la Senatrice Ida Germontani che, nel prendere la parola, esprime "condivisione totale" con l'auspicata necessità di trasparenza per quanto riguarda la selezione delle candidature, e segnala come "i temi della rappresentanza femminile non sono ancora assolutamente considerati una priorità nel nostro paese". Mancano infatti dall'agenda parlamentare questioni come la maternità delle libere professioniste quali sono le avvocate, la questione delle detrazioni per le lavoratrici con figli a carico: questioni ritenute marginali ed attinenti ad un settore del paese, seppure significativo, ma che "regolarmente non entrano nel novero delle priorità".


Con riferimento al documento di lavoro presentato dal Gruppo Noi Rete Donne, ed ai suoi contenuti, Anna Finocchiaro esprime "completa adesione alle proposte ed ai risultati di questo lavoro" che riporta al centro della discussione politica un tema "di cui i giornalisti non chiedono mai: il dibattito sulla rappresentanza di genere non esiste per il paese, ed esiste marginalmente per i partiti" mentre le proposte qui indicate non sono finalizzate esclusivamente e meramente ad aumentare il numero delle donne nelle istituzioni, ma "mirano ad accrescere la qualità della rappresentanza femminile", rappresentando per questo motivo un " prezioso contributo per la qualità della democrazia italiana. Un Parlamento di nominati -infatti- non può avere quell’autorevolezza prevista dal nostro sistema costituzionale, e segnala il fatto che della riforma complessiva della legge elettorale si deve ragionare non a livello di 'cordate', ma a livello di competenze". Siamo di fronte, quindi, a "proposte di grande qualità, preziose per la definizione di altro e più alto livello della nostra democrazia 'acciaccata', proposte che devono essere introdotte in tutte le sedi politiche ed istituzionali nelle quali si affronta questo tema".


"La legge che porta in parlamento i 'nominati' ha di fato tolto il diritto di parola all’interno dei partiti, perché il più delle persone evita di dissentire con i capi per paura di non essere ricandidati". Non usa mezzi termini la Senatrice Pia Locatelli nel sottolineare le piccole-grandi miserie delle dinamiche che oggi regolano le scelte dei passeggeri a bordo delle navi dei partiti politici. Segnala come sinora in Italia si sia già perso fin troppo tempo trascurando questa questione, e che è giunto il momento di prendere spunto dell'esperienza degli altri paesi, facendo però la massima attenzione a che "insieme alle dichiarazioni di principio vi siano concrete proposte funzionali".


Fa notare Marisa Fagà che "mentre il paese brucia, avanza la cultura delle divisioni", e segnala sul punto che per ottenere risultati concreti e condivisibili bisogna riuscire a superare anche questo ostacolo.


Giulia Rodano sottolinea il "peso elettorale delle donne" e come i partiti debbano dotarsi degli strumenti per rendere maggiore attenzione ai bisogni delle donne: il voto delle donne risponde a criteri e bisogni che esse esprimono attraverso un certo modo di votare. Una maggiore attenzione in questa direzione sarebbe per Rodano un modo per "sfondare il tetto di cristallo all'interno dei partiti".


Pasqualina Napoletano sottolinea il "valore politico del punto di vista femminile" riflettendo sulle statistiche che segnalano come di fatto le molte donne laureate in Italia poi non trovano una adeguata collocazione nel mondo del lavoro.


Irene Giacobbe, integra la proposta di riforma con la previsione di una modalità 50&50 di attribuzione dei rimborsi elettorali ai partiti. Quei partiti che eleggono pari numero di uomini e donne avranno per intero i rimborsi elettorali; chi agisce diversamente vedrà i rimborsi ridotti in misura percentuale: meno donne elette meno rimborsi. La quota non assegnata di rimborsi costituirà un fondo a sostegno alla partecipazione politica delle donne. (Vedi Doc di seguito).


Nel dibattito sono intervenuti inoltre Stefano Ceccanti e Franco Patrono. L'incontro dello scorso 16 Dicembre, ha nei fatti, raccolto intorno alla proposta di intervento normativo avanzata dal gruppo Noi Rete Donne, voci diverse e trasversali della politica italiana, fondamentalmente tutte unite da un comune obiettivo: la necessità di apportare correttivi all’attuale legge elettorale, la necessità di riportare il tema della rappresentanza politica femminile al centro dell’attenzione dei partiti e di iniziative parlamentari, e la necessità di affrontare e risolvere la crisi di credibilità complessiva dell'attuale classe dirigente.

 

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PROPOSTA PER IL RIMBORSO delle spese ELETTORALI
DEL LABORATORIO 50 & 50
Da parte di Irene Giacobbe ed Edda Billi
La proposta viene presentata dal “Laboratorio 50&50” AFFI – Casa Internazionale delle donne
nel corso dell’iniziativa di NOI RETE DONNE  “Per un sistema di regole elettorali women friendly “ . Roma 16 dicembre 2010 - Camera dei Deputati – Sala del Cenacolo-
Obiettivo : Partiti governati da donne e uomini e presenza paritaria in Parlamento.
Abbiamo pensato con riferimento alla previsione di sanzioni pecuniarie o ad ipotesi di nessun rimborso elettorale, piuttosto a rimborsi elettorali in percentuale eguale al numero percentuale delle DONNE ELETTE.
 
1° ipotesi
I rimborsi elettorali ai Partiti vengono ripartiti 50% in relazione agli uomini eletti e 50% in relazione alle donne elette .
Se un partito elegge il 25% di donne, avrà il 75% di rimborsi elettorali;  
cioè per intero il 50% di rimborsi /U eletti, e il 25% di rimborsi /D elette.
Il restante 25% non viene attribuito.
Se elegge 1% di donne , avrà il  51 per cento dei rimborsi elettorali.
In quest’ultimo caso Il restante 49% dei rimborsi non viene attribuito .
 
Seconda ipotesi
Il numero percentuale di donne elette determina il criterio di riferimento del rimborso elettorale.
In questo caso il rimborso sarà dunque pari al doppio della percentuale di donne elette.
Es : fatto pari a 100 il numero di candidati/e elette 
Se la percentuale di elette sarà del 15% la percentuale di rimborso elettorale sarà del 30%
cioè 15% per la quota di D elette e pari quota del  15% per quota di Uomini eletti.
Il 70% del rimborso elettorale non viene attribuito .
Se si elegge 1 donna , percentuale 1%, avrà il 2% di rimborsi elettorali .
Il 98% non viene attribuito,   e così di seguito.
 
Nostro intendimento è che tutti i partiti riescano a percepire per intero il rimborso delle spese elettorali   (effettivamente sostenute ) eleggendo uomini e donne in maniera paritaria.
 Finché questo non accade la differenza non attribuita va in un fondo per il raggiungimento della parità U/D in Parlamento.
Proponiamo anche un uso del fondo che destina
 il 50% al potenziamento dei servizi di Welfare a partire dai territori che risultano più sguarniti;
il 25% al gender empowerment   a sostegno di servizi di counseling, promozione e accompagnamento a favore delle donne; 
il 25% a favore di corsi di formazione alla parità , al gender budgeting , indirizzata agli uomini dei partiti. 
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