Legge elettorale : Cosa accadrebbe se votassimo ....

La ministra Barbara Pollastrini ha affermato che in mancanza di una seria presa in conto del tema del riequilibiro della rappresentanza non accetterà di discutere una legge elettorale. Il suo ufficio ha di recente approntato uno studio, molto interessante, basato su simulazioni e proiezioni per ogni partito e coalizione sulla base dei risultati della precedente tornata elettorale . Del lavoro di simulazione curato da Agnese Canevari e D. Mattiello, riportiamo quì il testo esplicativo e rinviamo alla lettura dei documenti disponibili sul sito nell'area Documenti. le simulazioni sono state elaborate per coalizione e per singolo partito di ogni coalizione.

APPUNTI SULLA SIMULAZIONE “QUOTE ROSA”

per la Camera dei Deputati

(di Agnese Canevari e Dario Mattiello)

· La simulazione è stata effettuata sulla base dei risultati elettorali delle elezioni politiche tenutesi nell’aprile 2006 (dati Ministero dell’Interno e Camera dei deputati);

· Il numero delle deputate elette considerato nella simulazione è derivante dalle opzioni effettuate ad inizio legislatura dai candidati risultati eletti in più di una circoscrizione;

· Si è esclusa la circoscrizione “Estero” e la deputata eletta (On. Mariza Bafile – America Merdionale – Lista “Unione” – iscritta al Gruppo parlamentare “Ulivo”), in quanto il sistema elettorale ivi vigente prevede l’espressione del voto di preferenza, assente invece nel sistema elettorale nazionale, e sono presenti aggregazioni politiche diverse rispetto a quelle nazionali (ad es. Lista “Unione”, Lista “Per l’Italia nel Mondo”, etc.);

· Nel conteggio delle deputate elette sono state considerate le deputate subentrate a seguito di dimissioni di deputati di sesso maschile, (es. On. Ida D’Ippolito subentrata all’On. Gianfranco Miccichè dimessosi per assumere l’incarico di Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana); non sono state invece considerate le deputate elette e poi dimessesi a cui è subentrato un uomo (es. On Patrizia Sentinelli, risultata eletta e a cui è subentrato, per dimissioni, l’On. Sperandio).

· Nell’analisi dei dati relativi al numero delle elette per formazione politica, le deputate risultate elette in una determinato partito e successivamente iscritte a gruppi parlamentari diversi da quello di elezione (es. On. Sandra Cioffi, eletta nella lista “Ulivo” e successivamente iscritta al gruppo parlamentare “Popolari-UDEUR”, On. Federica Rossi Gasparrini eletta nella lista “Di Pietro-Italia dei Valori e poi iscritta al Gruppo Misto) sono state conteggiate all’interno del partito di elezione;

· La simulazione è stata effettuata sulla base della legge elettorale vigente, applicando “rigidamente” nella prima ipotesi la quota 2/3-1/3, nella seconda ipotesi la quota 50%-50%;

· Nell’ipotesi di simulazione 2/3-1/3, nel considerare l’alternanza di genere nelle posizioni di lista, si è optato per l’ipotesi “minima”, ovvero più sfavorevole alle donne, utilizzando il modulo 2-1 “uomo-uomo-donna”, con due uomini sempre capilista;

· Nell’ipotesi di simulazione 50%-50%, nel considerare l’alternanza di genere nelle posizioni di lista, si è optato per l’ipotesi “minima” (modulo 1-1 “uomo-donna”), in cui il capolista sia sempre un uomo;

· La simulazione è stata effettuata sulla base dei risultati dei singoli partiti per circoscrizione, assumendo che in ogni circoscrizione elettorale non venga eletto un numero di donne inferiore al dato delle elezioni di aprile 2006. In alcuni casi, tale dato viene ulteriormente incrementato dall’effetto che si produce dall’applicazione delle quote su base circoscrizionale.

ANALISI DEI DATI

Simulazione 2/3-1/3

· Il dato riepilogativo mostra un incremento dal 17,50% al 25,77% (+8,27%, pari a +51 deputate).

· Per quanto attiene all’effetto delle quote all’interno dei singoli partiti delle coalizioni, si osserva che:

- assumendo l’ipotesi di applicazione delle quote più sfavorevole alle donne (con alternanza 2-1, uomo-uomo-donna), l’effetto viene annullato quando le liste ottengono meno di tre seggi per circoscrizione (è il caso dei partiti minori, in cui raramente il numero dei deputati eletti per circoscrizione è superiore all’unità); viceversa, l’effetto è massimizzato nel caso delle formazioni politiche maggiori (Forza Italia e Ulivo), la cui percentuale di donne elette si attesterebbe attorno al 30% (rispettivamente 28,47% e 31,36%).

- dalle simulazioni emergerebbe che la concentrazione dei voti di un partito in una determinata area territoriale ne aumenta il tasso di rappresentanza femminile. Ciò è tanto più evidente quanto maggiore è la concentrazione territoriale dei voti. Esempi a supporto di tale tesi risultano essere:

o Lega Nord che passerebbe da un dato reale di 7,69% al 15,38%;

o SVP che passerebbe da un dato reale pari a zero al 25%;

o Il confronto tra DC-Nuovo PSI e SVP, formazioni che hanno eletto entrambe 4 deputati, dimostra che la DC-Nuovo PSI, partito più omogeneamente rappresentato sul territorio nazionale non muterebbe la propria percentuale di rappresentanza femminile, pari a 0%, mentre la SVP passerebbe da zero a 25% di rappresentanza femminile.

- i partiti che già nelle elezioni dell’aprile 2006 hanno effettuato scelte relative alla rappresentanza di genere (attraverso la collocazione di donne nelle liste in posizioni apicali, risultate poi elette a seguito delle c.d. “gioco delle opzioni”) le quali hanno prodotto una percentuale di donne elette superiore al 25% (Rifondazione Comunista pari al 29,27% e Verdi pari al 26,67%), non registrerebbero sostanziali incrementi dal meccanismo delle quote.

· Per quanto attiene all’effetto delle quote per le coalizioni, si osserva che:

- L’applicazione del meccanismo delle quote produrrebbe un effetto maggiore per la coalizione della Casa delle Libertà, in cui si verificherebbe un incremento percentuale di elette dal 14,80% al 24,19% (+9,39%, pari a +26 deputate); L’Unione passerebbe dal 19,71% al 27,06% (+7,35%, pari a +25 deputate). La differente ricaduta delle quote è spiegabile innanzi tutto tenendo conto del dato reale di partenza tra i due schieramenti. Appare evidente come un meccanismo rigido di quote produca i maggiori effetti nello schieramento in cui la percentuale di elette è attualmente inferiore;

- occorre tener conto, peraltro, degli effetti deprimenti sulla rappresentanza femminile prodotti dalla frammentazione interna alle singole coalizioni, maggiore nella coalizione dell’Unione, costituita da un più alto numero di partiti di consistenza elettorale minore (che eleggono un numero di deputati inferiore a tre per circoscrizione elettorale). Peraltro, e con tutte le cautele derivanti dalla comparazione di dati simili, ma non perfettamente omogenei, si veda la tabella seguente:

Valutazione della frammentazione

PDCI

Verdi

PDCI+Verdi

Eletti

% donne

Camera dei deputati

2,32%

2,05%

4,37%

31

19,35%

Senato della Repubblica

4,17%

11

36,36%

Nel confronto tra i dati della rappresentanza femminile al Senato della Repubblica e alla Camera dei deputati emerge che:

- al Senato, laddove PDCI e Verdi si presentavano uniti, già oggi, in assenza di un meccanismo di quote, una percentuale di voti analoga a quella della Camera dei deputati ha generato una percentuale di donne elette quasi doppia rispetto all’analogo dato dei due partiti separati alla Camera dei deputati;

Simulazione 50%-50%

In tale caso, si otterrebbe un dato complessivo di rappresentanza femminile del 40,03%, pari a un incremento del 22,53% (+135 donne). Si rileva che la percentuale di donne elette sarebbe maggiore per la coalizione della Casa delle Libertà (42,24% contro il 38,24% dell’Unione), rinviandosi alle considerazioni precedenti per l’analisi dei dati.

CONSIDERAZIONI

· In relazione alla rappresentanza femminile, le modalità di composizione delle liste hanno evidenziato una sostanziale scarsità di donne in posizioni apicali. La possibilità di elezione è dipesa sia dall’opzione dei capi-lista e dei leaders di partito (quasi tutti di sesso maschile) per questa o quella circoscrizione elettorale, sia dalla posizione di lista delle donne in un’area di “prossimità” a quella di “probabile” elezione. Molte donne sono oggi entrate in parlamento perché risultate prime o seconde dei non eletti. Ciò a dimostrazione del fatto che la loro elezione è dipesa largamente dalle scelte effettuate da colleghi maschi, oltre che nella fase iniziale di composizione delle liste, anche nel successivo gioco delle opzioni e dei subentri. A dimostrazione di ciò, si riportano i seguenti dati: il meccanismo delle opzioni e dei subentri ha riguardato ben 218 seggi alla Camera dei deputati e 29 al Senato della Repubblica. Alla Camera dei deputati, le opzioni sono spettate a 4 donne (Bindi, Pollastrini, Bonino e Capitanio Santolini) che hanno lasciato 12 seggi disponibili e a 36 uomini che hanno lasciato 206 seggi disponibili; al Senato della Repubblica le opzioni sono spettate a una donna (Brisca Menapace) che ha lasciato un seggio disponibile e a 19 uomini che hanno lasciato 28 seggi disponibili.

· Caso particolare quello della Rosa nel Pugno, in cui su 18 deputati eletti, in 9 circoscrizioni elettorali è risultata eletta una donna (On. Emma Bonino, capolista);

· L’introduzione del meccanismo delle quote obbligherebbe i partiti ad attestarsi su livelli “minimi” di candidature femminili, ma ciò non toglie che risultati più consistenti si otterrebbero laddove scelte autonome di partito fossero esprimessero una volontà di riequilibrio della rappresentanza di genere. Gia oggi alcuni partiti, tradizionalmente più sensibili al problema, si attestano su una percentuale di donne elette superiore al dato medio nazionale che si otterrebbe con la simulazione 2/3-1/3. E’ il caso di Rifondazione Comunista e Verdi, i quali già oggi eleggono rispettivamente il 29,27% e il 26,67%, contro un dato medio simulato che risulterebbe del 25, 77%.

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