Stalking, Femminicidi e colpevoli disattenzioni

FEMMINICIDIO - Roma 31/07/2013. I delitti di uomini che "odiano le donne" si susseguono in questi giorni. Femminicidi programmati con freddezza, compiuti da uomini stalker, già denunciati dalle vittime, scuotono -a parole- la coscienza dei politici che promettono interventi "decisivi e immediati". Nella realtà avviene che le norme attualmente in discussione in Commissione Giustizia del Senato rappresenteranno -se approvate- per gli stalker una garanzia di non arresto, per le vittime un incentivo a tacere, e per la task-force ministeriale che avrebbe dovuto occuparsi di misure atte a prevenire il rischio di femminicidio, la totale vanificazione del lavoro compiuto e di ogni futuro intervento. Abbiamo chiesto a Simonetta Sotgiu, già magistrata di Cassazione e cofondatrice dell’Associazione “Alma Agata Cappiello” un intervento a chiarimento. Ecco il suo autorevole parere.

«A seguito dello sdegno presente nell'opinione pubblica per il susseguirsi di "femminicidi" ricomprendenti mogli, compagne, fidanzate e spesso anche figli minori- è stata da tempo costituita una task force ministeriale per lo studio di misure rivolte ad impedire, o quanto meno a limitare, quella che ormai sta divenendo una strage, sovente impunita, perché lo stalker o l'omicida si tolgono la vita subito dopo aver ucciso l'oggetto della loro persecuzione.

Questa situazione, che richiederebbe l'immediato fermo giudiziario dello stalker- prima che arrivi ad attuare i suoi piani efferati- trova già oggi molteplici limiti, dovuti in primo luogo al divieto di arresto obbligatorio dello stalker ( previsto inizialmente dalla legge) perché la carcerazione preventiva obbligatoria, secondo la Corte Europea di Strasburgo, cui la Corte Costituzionale e la Cassazione si sono dovute adeguare, può applicarsi soltanto ai reati di criminalità associata, mentre i reati singoli o anche di gruppo (come la violenza) manifesterebbero un indice di pericolosità sociale non abbisognevole di misure cautelari limitative della libertà;

In secondo luogo nella sottovalutazione delle situazioni sia da parte delle Forze dell'ordine che della Magistratura, che solo raramente affrontano i fatti di stalking nella immediatezza, mentre il reato in questione consiste in condotte che vanno bloccate con misure soprattutto preventive, senza aspettare, come purtroppo avviene di ritrovarsi dinanzi a cadaveri ancora caldi e versare lacrime da coccodrillo;

Ed infine, ed è notizia di oggi, nella disattenzione, forse voluta, del Governo e della Commissione Giustizia del Senato che hanno eliminato nel testo di misure urgenti che il Governo sta per varare, la carcerazione preventiva per i reati il cui minimo di pena edittale è al di sotto dei cinque anni (quali lo stalking e l'abuso d'ufficio).

Forse si pecca a pensare che si è voluta evitare la misura cautelare preventiva per funzionari pubblici e politici, spesso imputati di abuso di ufficio. Ma così facendo si è vanificata ogni possibile misura in via di studio da parte della task force sul femminicidio; infatti lo stalker denunciato , ma a piede libero, diviene ancora più pericoloso, tanto che- se tale norma fosse mantenuta- è consigliabile che le vittime non denuncino; ma anche perché il processo ad un imputato soggetto ad arresto preventivo o a misure alternative gode di precedenza, mentre per l'imputato a piede libero si prospetta una lunga attesa processuale o, peggio, la prescrizione.

Dunque, o la Ministra Cancellieri decide di battere un colpo, cioè di battersi perché questo assurdo emendamento, che sancisce una sostanziale impunità per violentatori e stalker sia eliminato, oppure elimini la inutile task forse e dia un segno di serietà dimettendosi».

Simonetta SOTGIU

Roma, 31 luglio 2013

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