Gli occhi del mondo puntati sul Canada

La violenza che colpisce le donne native canadesi è un caso da anni tristemente noto, e purtroppo irrisolto. Sin dagli anni sessanta si contano a centinaia le donne e le giovani donne vittime di femminicidio o scomparse lungo i 724 chilometri dell’autostrada n. 16 in Northern Columbia. La polizia non riesce a proteggerle, e spesso sono i poliziotti stessi a commettere terribili abusi, a sottovalutare le denunce, a rimanere ‘semplicemente’ inerti. Si tratta per la maggior parte di donne native, e moltissimi sono i casi tuttora senza un colpevole. Su questi abusi lo scorso settembre (2013) Human Right Watch ha inviato una relazione informativa alla sede centrale della Royal Canadian Mounted Police. A seguito delle ripetute critiche ricevute dalle Nazioni Unite negli ultimi anni il Canada ha intrapreso alcuni passi, nei fatti giudicati però insufficienti ed inefficaci. "Gli occhi del mondo sono puntati sul Canada per vedere quante altre vittime ancora dovranno cadere prima che il Governo decida di affrontare la questione in maniera esaustiva e coordinata". Intanto un docufilm dal titolo “Highway of Tears”, basato sul lavoro di denuncia portato avanti da Human Right Watch sarà presente al prossimo Toronto film festival, il 6 marzo 2014. Non solo racconto delle storie delle vittime, ma anche un’analisi che spiega come condizioni quali lo stato d’indigenza che ha caratterizzato la vita di più generazioni, l’alto tasso di disoccupazione e la violenza endemica, tutti fatti che caratterizzano le comunità coinvolte, abbiano contribuito al perpetuarsi nel tempo di questi crimini, rendendo la vita impossibile alla quasi totalità delle comunità native.

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