Italiane migrazioni

Una sorta di format, questo progetto, che cerca di scommettere sulle relazioni attraverso l'impegno a corrispondere ai giovani vincitori del bando un reddito di formazione per 12 mesi, di cui 8 da spendere all’estero ed i restanti 4 da trascorrere in Italia. L’obiettivo è quello di riportare le competenze e conoscenze acquisite 'fuori', all’interno del nostro tessuto. La Regione ha ricevuto ben 802 progetti, il 65% dei quali è stato presentato da studentesse: 521 progetti di donne contro i 281 progetti presentati da studenti uomini. Investimenti dunque con pensiero nuovo in innovazione e riconducibilità delle nostre intelligenze all’interno del nostro paese. Affinché i giovani in Italia possano restare, realizzarsi, costruire.

Interviene tra gli altri e le altre, anche MARCO FEDI – Deputato Commissione Affari Esteri. Fedi sottolinea subito che l’Italia ha un ritardo strutturale e politico nell’affrontare le riforme, sebbene oggi abbia un governo che si sta impegnando per dare una svolta alla semplificazione del sistema burocratico amministrativo affinché l‘imprenditoria torni ad investire da noi. “Dobbiamo mettere insieme le opportunità, sia quando queste sono economiche e riguardano gli investimenti, sia quando queste sono formative e riguardano il mondo accademico e le università”. Soprattutto l’Italia deve recuperare oggi il ritardo culturale che si porta dietro partendo proprio dalla storia dell’emigrazione. Dall’Italia partono giovani molto preparati sotto il profilo accademico, ma si dovrebbe rafforzare l’aspetto linguistico sociale e culturale che manca. In Italia inoltre c’é una visione dei processi di integrazione molto vecchia e superata. Lo dimostra il tema della cittadinanza, che qui è visto come il punto di arrivo di un processo di integrazione, mentre in molti paesi è il contrario, ovvero la cittadinanza consentendo la partecipazione attiva è il primo passo del processo di integrazione che consente di integrarsi nella realtà in si vive e facilita i rapporti con gli altri paesi. “Finché non riusciamo a sbloccare questa situazione di arretratezza culturale su molti aspetti sarà difficile fare le riforme che servono all’Italia per raggiungere un livello adeguato per essere competitiva anche a quei livelli in cui non lo è ancora.”.

In conclusione, partecipazione, scambio, dialogo, fare rete, costruire osservatori, predisporre progetti, fare formazione, informazione e stilare proposte di legge, saranno i prossimi impegni che tutte e tutti dovremo mettere in agenda per “valorizzare i migliori talenti, assicurare un rinnovo generazionale e promuovere la capacità innovativa dei giovani“.

 

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