COVID-19 e l'importanza dei dati di genere

SALUTE DONNA - Molte e importanti differenze di genere si osservano nella frequenza, nei sintomi, nella gravità di numerose malattie, come nella risposta alle terapie e nelle reazioni ai farmaci. Anche nel contesto Covid-19 le statistiche parlano chiaro: gli effetti sono diversi, maggiori e più gravi negli uomini che nelle donne.

Per spiegare il fenomeno sono state avanzate ipotesi sulle differenze negli stili di vita (le donne fumano meno e curano maggiormente l’igiene), tuttavia le donne hanno anche una diversa risposta immunitaria, innata e adattativa, più pronta ed efficace. Questione di geni. Anzi, di Cromosomi: nelle cellule femminili ci sono due cromosomi X mentre nelle cellule maschili sono presenti un cromosoma X e un cromosoma Y e questo fa la differenza negli stati infiammatori causati dal Covid.

Ciononostante in Italia, come in altri Paesi, si riscontra un’alta percentuale di contagio tra le donne (69%) che lavorano come operatrici sanitarie. Altre nazioni riportano dati simili: Stati Uniti 73%, Spagna 72% e Germania 75%, tutte nazioni con maggiore impiego di donne nel settore. Sul fronte decessi in quasi tutti i Paesi dall’analisi dei dati emerge chiaramente una più alta proporzione di uomini, per i quali la percentuale di letalità è quasi il doppio (17,1%) rispetto alle donne (9,3%).

Non tutti i Paesi stanno raccogliendo e diffondendo dati disaggregati ma conoscere le reali differenze di genere in termini di incidenza e letalità “rappresenta il primo passo per investigare i meccanismi biologici e/o sociali alla base di queste risposte diverse al fine di identificare strategie preventive e bersagli terapeutici specifici per uomini e donne. Politiche di intervento che prendano in considerazione le esigenze delle donne che lavorano in prima linea, per esempio come operatrici sanitarie, potrebbero aiutare a prevenire i più alti tassi di infezione che vediamo nel sesso femminile in questa fascia di popolazione. Inoltre, uomini e donne tendono a reagire in modo diverso ai potenziali vaccini e trattamenti, quindi avere accesso a dati disaggregati per sesso risulterebbe fondamentale per condurre studi clinici più appropriati. Tenere quindi in considerazione il sesso e il genere in relazione alla salute non deve essere considerata una componente aggiuntiva ed opzionale, ma un aspetto necessario a garantire efficacia ed equità ai sistemi sanitari di ogni Paese.”

FONTE e DATI ISS (aggiornamenti 25 e 30 aprile)

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