Violenza sulle donne: i dati del Secondo Rapporto Urban

Genova, Trieste, Carrara, Pescara, Torino, Milano, Salerno, Cosenza, Bari, Siracusa, Catanzaro, Caserta, Misterbianco, Crotone, Taranto, Mola di Bari, Cagliari, Brindisi, contribuiscono quindi a far emergere come il 12% delle donne intervistate abbia subito una violenza fisica o psicologica almeno una volta nel corso della propria vita. Ma la ricerca analizza soprattutto il contesto in cui la violenza si genera e il radicamento culturale che consente alla violenza di attecchire. Il 98% degli intervistati -inoltre- è "consapevole" del problema, e la maggior parte ne ha "sentito parlare dalla televisione".


Secondo l'Agenzia Redattore Sociale, Maura Misiti, una delle curatrici della ricerca, afferma che rispetto alla precedente rilevazione Urban, datata 1999, si consolida tra gli intervistati la consapevolezza di come “la crescente autonomia femminile e la crescente presa di coscienza dell’asimmetria dei rapporti di potere, possa comportare alterazioni nei rapporti uomo-donna, dove la violenza è un tentativo di ristabilire il potere di un’identità maschile in crisi”.


Gli stereotipi sul fenomeno della violenza contro le donne -stando ad una nota dell'agenzia-sono stati rilevati maggiormente tra le persone anziane e poco istruite, come pure una maggiore tolleranza verso le violenze. Al contrario, si dichiarano più intolleranti verso la violenza sono le donne giovani, laureate e occupate.


Stando al 50% degli intervistati -poi- servizi sociali, famiglia, polizia e volontariato dovrebbero farsi carico del problema mentre nella realtà le 1.200 donne vittime di violenza intervistate, hanno cercato sostegno attraverso i familiari e e le amicizie mentre solo nei casi più gravi si è fatto ricorso all’intervento delle forze dell’ordine.


Intanto da Bruxelles arrivano critiche per non aver incluso alcuna strategia di sicurezza nella programmazione 2007-13 del Fondo sociale europeo: “Esprimo rammarico e preoccupazione – ha detto Tiziana Esposito, della Direzione generale occupazione, affari sociali e pari opportunità della Commissione europea – vedendo che l’Italia non ha presentato strategie chiare su obiettivi chiave come le violenze di genere, ma anche la legalità, l’emersione del lavoro nero e la tratta, nonostante la nostra disponibilità”. In realtà un Piano operativo nazionale sulla sicurezza sarà finanziato dal Fondo europeo allo sviluppo regionale, un fondo che, secondo Esposito, “non può essere il centro di gravità di un’iniziativa simile”.

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