Nel mondo i decessi dei bambini sotto i 5 anni scendono a meno di 10 milioni.
I nuovi dati sulla mortalità infantile sono ricavati da una gamma di fonti statistiche, inclusi due gruppi di ricerche realizzate su base familiare; rilevazioni indicatori multi-campione (MICS) e rilevazioni demografiche su base familiare (DHS). L’ultima serie di indagini su indicatori multi-campione (MICS) è stata effettuata da Unicef e altre agenzie Onu tra il 2005 e il
Dei 9,7 milioni di morti infantili che si verificano ogni anno, 3,1 milioni avvengono nell’Asia meridionale e 4,8 nell’Africa sub-sahariana. Nei paesi in via di sviluppo i tassi di mortalità infantile sono considerevolmente più elevati tra i bambini che vivono nelle aree rurali e nella famiglie più povere. Nei paesi sviluppati si registrano appena 6 morti infantili ogni 1.000 nati vivi. America latina e Caraibi sono sulla via di raggiungere l’Obiettivo del millennio relativo alla mortalità infantile, con 27 decessi infantili ogni 1.000 nati vivi, contro i 55 del 1990. Si registrano progressi significativi anche in alcune parti dell’Africa sub-sahariana: tra il 2000 e il 2004 la mortalità sotto i 5 anni è diminuita del 29% in Malawi e di oltre il 20% in Etiopia, Mozambico, Namibia, Niger, Ruanda e Tanzania. I più alti tassi di mortalità infantile si registrano ancora nei paesi dell’Africa centrale e occidentale; in Africa meridionale i progressi faticosamente ottenuti sono messi a rischio dalla diffusione dell’Hiv/Aids.
Molti dei progressi ottenuti sono il risultato dell’adozione su vasta scala di interventi sanitari di base, come l’allattamento al seno immediato ed esclusivo, la vaccinazione contro il morbillo, la somministrazione di vitamina A e l’utilizzo di zanzariere trattate con insetticidi per prevenire la malaria. Inoltre, rispetto al passato, si registra a livello mondiale un sostegno senza precedenti alla sanità, con un aumento degli stanziamenti di fondi e più estese alleanze tra i governi, il settore privato, le fondazioni internazionali e la società civile. “I nuovi dati dimostrano che i progressi sono possibili, quando si agisca con rinnovata urgenza per estendere gli interventi che si sono già rivelati efficaci”, ha dichiarato il Direttore Generale dell’UNICEF Ann M. Veneman: “Vi è un immediata necessità di intervenire, in Africa e altrove”.
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