Aborto, la parola alle donne: basta slogan, lasciateci in pace!

“Sono una donna di 38 anni con un bambino di 2. Non ho mai abortito […] ma se dovessi scoprire che il figlio che aspetto è malato gravemente o ha una qualche forma di ritardo mentale, lo farei. […] Fare la mamma è la fatica più grande del mondo. Un bambino ti impegna il corpo e il cervello. La mia giornata è: sveglia, vestizione, colazione, auto, nido, auto, lavoro, auto, casa, bagnetto, cena. All’infinito. Ci sono giorni che mi trascino dalla stanchezza ma non finirei mai di saltare e ballare con lui. Altri vorrei di nuovo essere single. Altri giorni invece sono talmente presa da un progetto che vorrei non averlo tra i piedi, per poter restare in ufficio sino a tardi senza sensi di colpa. Ah, ecco i sensi di colpa! Nei confronti di mio figlio, o del lavoro, o del mio compagno. Comunque credo di essere una persona sana e molto felice. E come donna capace di intendere e di volere, sottoscrivo qui un appello: lasciatesi in pace. Lasciateci libere di decidere se avere un figlio o meno. Non perché ci sentiamo invincibili e vogliamo decretare la vita o la morte di un’altra persona. Ma perché vogliamo decidere della nostra vita e della nostra morte. Smettetela di scandire slogan senza sapere cosa voglia dire essere donna madre figlia amante compagna nello stesso tempo. Smettetela di parlare di rianimazione di feti, di moratoria sull’aborto, di omicidio perfetto, di cambiare la 194, perché i veri carnefici siete voi.”

(Lettera a firma Benedetta Celata / D La Repubblica delle Donne / 15 marzo 2008 ).

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