I costi del capitalismo nostrano

Il presidente della Consob, Cardia su Affari e Finanza parlando del numero delle “poltrone” le ha definite di “dimensioni  ipertrofiche”. Secondo i dati da lui forniti il numero medio dei consiglieri di amministrazione in Italia è del 14,3% contro il 10,8% delle maggiori società inglesi. In Inghilterra il 60% delle società ha meno di 12 consiglieri mentre in Italia soltanto il 30%. La situazione è peggiore per le Assicurazioni che, in oltre il 90% dei casi hanno più di 12 consiglieri, e per le Banche che hanno megaconsigli nel 70% dei casi contro poco più del 30% delle società industriali. Come i compensi degli onorevoli deputati e senatori, anche quelli dei manager e dirigenti d’azienda sono una “variabile indipendente” dal risultato, sia dalle performance di borsa che dalle variazioni dell’utile.  FONDIARIA-Sai perde in borsa il 18,4% eppure  il consiglio di amministrazione decide di assegnare 1milione di euro in più alla presidente Jonella Ligresti ed al fratello Paolo  a titolo di “emolumento per la carica” (?) rispettivamente 4milioni 501mila euro e 4milioni e 490mila euro. Un altro esempio? Fedele Confalonieri di Mediaset: il titolo perde in borsa il 27,3% ma  Fedele passa da 3.071.000 a 3.304.000, un rotondo 10% in più. All’estero i compensi di chi sta al vertice, nella maggioranza dei casi, rispecchiano  le performance delle società. Sarebbe tempo di adeguare anche il capitalismo “familiare” nostrano a queste sane abitudini.

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