Governo Berlusconi: 100 giorni in difesa degli interessi. Ma di chi?


PARI INOPPORTUNITÀ E VIOLENZA IMPARI

Estratto dal Dossier de L’Unità sulle promesse (mancate) del Governo Berlusconi


LE PROMESSE (MANCANTI)

Di omofobia, pari opportunità e lotta alle discriminazioni e alle violenze, nel programma di governo di Berlusconi, non c’è traccia.


I FATTI

Mara Carfagna, ministro delle Pari Opportunità con alle spalle una carriera da soubrette, dieci giorni dopo il suo giuramento ha spiegato che «Per il governo gli omosessuali non sono discriminati». E così, nei suoi primi cento giorni al potere, Popolo delle Libertà e Lega hanno tagliato le gambe a ogni sostegno anti-omofobia e a ogni forma di lotta contro la violenza di genere. Niente patrocinio al Gay Pride, nessun incontro – come era consuetudine – con le associazioni di omosessuali per concordare iniziative, via il finanziamento per la prima ricerca sulle discriminazioni per orientamento sessuale stanziato dall’ex ministro Barbara Pollastrini, tagliati perfino i soldi stanziati per il Fondo per le donne vittime di violenza.


I COMMENTI

Gli organizzatori del Gay Pride 2008: «Non potendo affermare apertamente la contrarietà alla concessione di diritti, e dire chiaramente di non voler lottare contro una discriminazione sociale che spinge milioni di persone al silenzio, perché tutto ciò sarebbe intollerabile per un Paese

che vuole stare a pieno titolo nell’Unione Europea, si nega l’esistenza della questione stessa, la si aggira, la si depotenzia. Quest’ostinata negazione è un argomento allarmante».

Aurelio Mancuso, presidente Arcigay: «La ministra Stefania Prestigiacomo ci convocò una settimana dopo la sua nomina, Barbara Pollastrini non solo ci convocò immediatamente ma

lavorò alla legge contro l’omofobia e lo stalking, oltre a quella sui diritti delle coppie di fatto. L’attuale ministra, Mara Carfagna, non ci ha degnato di alcuna considerazione».


LE PROMESSE (MANCATE)

Inasprimento delle pene per i reati di violenza sui minori e sulle donne; gratuito patrocinio a favore delle vittime; istituzione del Tribunale della famiglia, per garantire i diritti fondamentali dei componenti del nucleo familiare


I FATTI

Per finanziare il taglio dell’Ici, il governo taglia anche i 20 milioni di euro stanziati dal governo Prodi per il Fondo per le donne vittime di violenza. Soldi che servivano a far funzionare i numeri verdi, i centri antiviolenza, le case per le donne maltrattate e offese, il monitoraggio delle molestie.


I COMMENTI

Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di Telefono Rosa: «Questa decisione è infamante, mi sento di dire, come già ha detto qualcuno, che siamo di fronte al funerale delle donne visto che le risorse che dovrebbero finanziare i diritti di chi subisce uno dei crimini più orrendi, appunto lo stupro, vanno per l'Ici, a vantaggio magari di proprietari che vanno in giro con una Maserati o una Ferrari».

Valeria Ajovalasit, presidente di Arcidonna: «Da un lato si proclama la tolleranza zero per reprimere le violenze, dall'altro si vanificano gli sforzi di chi opera sul territorio per contrastare concretamente questo fenomeno, che, voglio ricordare, riguarda solo in minima parte i crimini commessi dai migranti: è all'interno della famiglia, infatti, che avviene la stragrande maggioranza delle violenze sulle donne».

 

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