Il confronto sui DICO diventa battaglia

Alcuni intellettuali cattolici firmavano ieri un appello contro l'eccessiva ingerenza della Cei sui DICO, chiedendo di fare un passo indietro sul documento –annunciato dal cardinale Ruini- che domanda ai politici cattolici di rifiutare il progetto di legge sui diritti di convivenza. "L'annunciato intervento della Presidenza della Conferenza episcopale, che imporrebbe ai parlamentari cattolici di rifiutare il progetto di legge sui 'diritti delle convivenze' -si legge nell’appello- è di gravità inaudita". A stretto giro arrivava un contrappello per esortare la Cei ad andare avanti, ritenendo “ingiusta ogni forma di intimidazione intellettuale contro l'autonomia del pensiero religioso".

Il cambiamento incalza e spaventa. Così nel 21° secolo si ripropone la più antica delle divisioni: stabilire chi è dentro e chi è fuori. Operazione non priva di conseguenze, però, quando tanto dire e fare escono dal dialogo per diventare vera e propria ingerenza negli affari di uno stato sovrano. Quello italiano.

Il senso di partecipazione dei cittadini, spesso anestetizzato, e silente per oltre un ventennio, si risveglia di fronte a questioni che toccano tutti. Non come per la legge 40 sulla fecondazione assistita (in fondo dai più percepita come una "roba per addetti ai lavori" e per "quei pochi che non riescono ad avere figli") no, questa volta la posta in gioco è più grossa. Ed è sentire comune che si debbano unire le voci e le forze per non perdere un’altra partita.

Al riguardo riprendiamo l’intervento di Simona Giovannozzi che dal portale www.communitas2002.it segnala come l’attuale agire del Vaticano violi il concordato con lo stato italiano.

E segnalare la lettera che Valeria Ajovalasit presidente di Arcidonna www.arcidonna.it scrive al Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ricordando come per i parlamentari della Repubblica già sia possibile godere (solo per loro, ed a prescindere dai DICO) “di un Fondo di Solidarietà che prevede l'estensione dell'assistenza sanitaria ai conviventi more uxorio ed agli eventuali figli nati fuori dal matrimonio”.

Di Simona Giovannozzi - RIVEDERE IL CONCORDATO

L'intenzione delle Gerarchie Ecclesiastiche di emettere una direttiva ''vincolante'' anche per coloro che saranno chiamati a legiferare sulle norme che regoleranno le unioni di fatto, pone una questione di fondo: con quella direttiva vincolante, e quindi rivolta essenzialmente ai parlamentari dello Stato Italiano, di fatto il Vaticano va contro il Concordato.

L'interferenza inaccettabile di pretesa sovranità sui parlamentari italiani dettando loro COME devono legiferare e SE DEBBANO FARLO, impone alla ''serenità'' dichiarata dal Presidente del Consiglio di rianalizzare i Patti Lateranensi, rivisti nel 1984, come già evidenziato da un eminente Costituzionalista.

Anche in altre occasioni, su problemi di maggiore gravità, il popolo italiano è stato chiamato a pronunciarsi su leggi che, chiamando in causa le singole coscienze, violavano i dettami ecclesiastici. E il popolo italiano ha votato a favore delle leggi dello Stato.

Oggi la paura di questa legge è tale che non si vuole che venga neanche sottoposta a un eventuale referendum: NON DEVE ESSERE FATTA. E basta. Strano che poi normative analoghe, in tutta serenità e senza grande pubblicità, le abbiano rese operative solo per i parlamentari.

Il magistero della Chiesa che deve guidare le coscienze e condurle verso i misteri della Fede, sembra più attaccato a conservare e alimentare antiche paure e ossesioni che l'odiena società sembra incamminata a superare, come peraltro già successo in molti paesi europei.

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