Minzolini e Matteoli: non capire, la nuova frontiera dell'azione politica

ROMA – Mentre a Messina la conta delle vittime di una tragedia annunciata da anni di incuria e speculazioni selvagge sul territorio sale a 25 morti e 34 dispersi, il ministro Altero Matteoli dichiara di non voler polemizzare col Capo dello stato Napolitano che chiede più sicurezza invece di "opere faraoniche", e si domanda cosa c'entri il Ponte di Messina del quale "non si è messa nemmeno la prima pietra" quindi come "imputare quanto accaduto al ponte di Messina?". Dopo il direttore del TG1 Minzolini, che non ha capito il perchè della manifestazione di sabato 3 ottobre a sostegno della libertà di stampa, anche il Ministro delle Infrastrutture non riesce a cogliere dati fondamentali e salienti che attengono alla propria professione.

E per rafforzare questo non capire, Matteoli precisa, intervenendo a La telefonata su Canale 5 questa mattina (fonte: La Repubblica), che se fossero già iniziate le opere collaterali alla realizzazione del ponte, date le "migliorie al territorio previste" forse "il disastro sarebbe stato inferiore". La domanda da porre al Ministro allora è: per un territorio già ferito da un disastro che solo fortunatamente non aveva fatto vittime due anni addietro, la messa in sicurezza va pensata solo in vista della costruzione del ponte? E se i lavori del ponte non partono, non è necessario provvedere? L'attenzione al territorio siciliano ed alla sua gente va collegata esclusivamente alla costruzione del ponte? Siamo noi a non capire come sia possibile che nemmeno davanti ad un numero così alto di vite perse e di vite che mancano all'appello, queste siano le uniche risposte che si riescono a dare. E mentre si rimane in attesa che il ministro si chiarisca e ci possa chiarire, a Messina ancora si scava nel fango per trovare i corpi di tutte le vittime...

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