La battaglia di civiltà degli Englaro

ROMA - Il 9 febbraio 2009, dopo anni di coma vegetativo, moriva Eluana Englaro. La "fine di un incubo", "perché avevamo un componente della famiglia in balìa di mani altrui, contro la sua volontà". Parole ed un sentire che non devono per nessun motivo essere strumentalizzate: oggi è necessaria una legge che regoli il fine-vita, come chiede anche Beppino Englaro. E la battaglia di civiltà continua. Con un ampio consenso, stando ai dati Eurispes: favorevole all'eutanasia il 67,4% degli italiani, mentre '81,4%, dice sì a una legge sul biotestamento. Perché la gente ha "capito il senso dei diritti individuali di libertà delle persone" dichiara Englaro, "convinto che molti si siano resi conto del prezzo che abbiamo pagato". Mai più situazioni come quella di Eluana: se di diritto alla vita si deve parlare, che non sia "il potere di disporre di un'altra vita com'è avvenuto per Eluana. Il miglior modo di tutelare la vita in tutte le situazioni è affidarne le decisioni a chi la vive. Sia a chi è in condizioni di intendere e volere, sia a chi non è più capace, ma ha spiegato che cosa avrebbe voluto per sé."

© 2020 www.power-gender.org
Power&Gender Testata giornalistica online Gestione semplificata ai sensi del'Art. 3bis, Legge 103/2012 Direttrice responsabile: Eva Panitteri