Arte femminile: un occhio diverso dal solito

Il tutto, in certi casi permeato da una certa autoreferenzialità, a tratti da la sensazione che solo un occhio femminile possa coglierne la portata artistica. La bellezza di alcune opere è data dalla soggiacente ironia. Come nel video della Rosler, Semiotics of the Kitchen, dove l’artista seduta dietro un tavolo in cucina mostra allo spettatore vari utensili. Li elenca in ordine alfabetico, ne mostra l’utilizzo, ma questa dimostrazione è caratterizzata da gesti violenti, quasi a voler sottolineare l’ostilità di quell’ambiente e la rabbia e frustrazione che ne deriva. Anche la Jurgenssen lotta contro gli stereotipi rileggendo con la sua opera Hausfauen-Kuchenschurze l’ambiente domestico in chiave provocatoria.


In questa mostra ritorna più volte il tema della maschera, del travestimento. Come non sottolineare ad esempio il Portfolio of Models di Martha Wilson in cui l’artista interpreta varie caricature, con commenti esplicativi di vari “tipi ideali” di donne: casalinga, lavoratrice, professionista, dea, lesbica? Ci sono poi alcuni lavori della Woodman, artista che ha vissuto la sua breve carriera tra l’America e l’Italia, che hanno come tema di fondo la percezione del sé attraverso il proprio corpo nudo. Anche qui però, in un certo senso, si riafferma il tema della maschera: con l’opera Untitled(Face), il volto nascosto serve per nascondere la propria identità di genere.


Interessante anche il lavoro della turca Nil Yalter che, ad esempio, in La Fenne sans Tete affronta la tematica delle umiliazioni sessuali cui la donna è sottoposta nella cultura mussulmana. Ed infine importante rilevare anche l’opera di Valie Export e di Ana Medieta. La prima con alcuni esperimenti sottolinea come nella società neanche la sessualità è vissuta in maniera paritaria (Tapp- und Tast-Kino). Notevoli però sono anche le fotografie in cui una la stessa Valie Export prende le forme della città evidenziando come anche gli spazi in cui viviamo rimandano al mondo maschile al quale la donna si deve adattare. Ana Medieta (artista Cubana), invece, grazie alla propria storia personale riesce a dar vita all’Earth Body in cui l’artista si confonde con la natura in un'unione armonica.


Una mostra davvero interessante e coinvolgente, dove, di certo, gli spunti di riflessone non mancano. Ma soprattutto interessante per capire come certi stati delle donne vengono esposti attraverso l’Arte, di solito strumento nelle mani maschili, in modo non banale e veritiero.

*(Helena Almeida, Eleanor Antin, Renate Bertlmann, Valie Export, Birgit Jürgenssen, Ketty La Rocca, Suzanne Lacy / Leslie Labowitz, Suzy Lake, Ana Mendieta, Martha Rosler, Cindy Sherman, Annegret Soltau, Hannah Wilke, Francesca Woodman, Nil Yalter).

 

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