Quando la tecnologia aiuta a fare violenza

Nella nostra realtà di paese "moderno e civilizzato", le molestie telematiche sono quelle che più si vedono. Quelle che lasciano traccia e che stordiscono con "telefonate continue a qualsiasi ora del giorno e della notte, sms assillanti, email con insulti e offese, e persecuzioni anche tramite facebook". Questo è il volto "tecnologico" dell'antico fenomeno della violenza sulle donne che, avvalendosi del cyberspazio, diventa 'cyberstalking'. Bugie, inganni, menzogne, false identità, silenzi e omertà "contraddistinguono questo reato in costante aumento soprattutto sul web. Il 15% in più dei casi di stalking si registra siano attuati per via telematica. Le istituzioni e il Governo non possono rimanere in silenzio di fronte a questa a sua volta silente e insidiosa violenza psicologica che spesso sfocia in violenza fisica. La mancanza di soldi questa volta non può essere una scusa, serve un intervento legislativo urgente che inserisca anche il cyberstalking come reato. La Cassazione, con la sentenza 32404, ha stabilito che anche su facebook si può configurare il reato di stalking. Ma si può e si deve fare di più." E già pronto un ddl in questa direzione, affermava la Baio, un provvedimento "che oltre a riconoscere il cyberstalking come reato ha l'obbiettivo di istituire appositi centri di monitoraggio del web". Affinchè queste nuove forme di comunicazione rimangano strumenti utili, e non diventino motivo della disperazione di tante donne. La violenza sulle donne è uno scandalo per i diritti umani. In molte società questo problema, quale sia il suo volto, si scontra con la mancanza di interesse, il silenzio e l'apatia dei governi. Non il nostro.

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