Violenza alle donne: per non essere complici

RIFLESSIONI - Sono passati 5 anni dallo stupro nella pineta di Montalto di Castro del 2007 contro una ragazzina di quattordici anni. L'11 maggio si è tenuta la seconda udienza del processo, da quando concittadini e del sindaco PD (uno dei 5 stupratori è suo nipote) si schierarono a difesa del branco. Udienza è finita con l’ennesimo rinvio e l’evidente soddisfazione degli imputati. Domenica 13 maggio, il sindaco di Roma marcia in testa al corteo della “marcia per la vita”, movimento che tenta di far cancellare la legge 194 che regola e legalizza l’interruzione di gravidanza nel nostro paese. Mentre le donne da Nord a Sud vengono ammazzate dai loro compagni al grido di “o mia o di nessuno”, tutti questi fatti  insieme -come scrivono dalle colonne di NoiDonne sullo stupro di Montalto- parrebbero voler sdoganare la violenza, minimizzandola, sino a scadere in un messaggio che appare voler lanciare “una sorta di diritto allo stupro da parte dei ragazzi, mentre la ragazza deve essere colpita perché ha rotto il silenzio sullo stupro”.


Se non siamo capaci di renderci conto che anche e soprattutto dagli esempi delle manifestazioni e della aule dei tribunali devono partire messaggi forti di difesa delle donne, e NON di attacco, biasimo, emarginazione e condanna, sulla prevenzione della violenza contro le donne faremo solo chiacchiere sterili. Bisogna prender posizione, applicare le leggi, muoversi velocemente. Perché se tutto questo tergiversare oltre ad essere complice, non è follia, che altro vi pare?

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