"Non per cassa, ma per equità”

Donne e uomini imprigionati nel brusco innalzamento dell’età pensionabile, nell’assenza di lavoro nel settore privato e nel blocco di assunzioni del settore pubblico, senza speranza di migliorare la loro condizione, con figlie e figli giovani per i quali le prospettive occupazionali si sono via via ridotte in questi anni.
Consiste nell’istituire un reddito minimo garantito pari a € 500,00 al mese per disoccupato/a ultracinquantacinquenne (se da solo ) ovvero parzialmente decurtato in relazione alle condizioni reddituali del nucleo familiare. (*)
Le risorse necessarie per sostenere la platea di aventi diritto IN CONDIZIONI DI POVERTA' vengono recuperate con un prelievo progressivo su 250.000 individui titolari di 326.000 pensioni e vitalizi con valori superiori a 7 volte il minimo pensionistico attuale cioè superiori a 3.500€ netti mensili. (5.000€ lordi).
Il contributo derivante dal ricalcolo delle pensioni è progressivo e differenziato; i titolari sono per l’80% uomini, in maggioranza residenti al nord e centro Italia.
Riuscirà il Parlamento a discutere una proposta che riguarda il sostegno minimo al reddito di circa mezzo milione di persone?
Riuscirà il sistema dei media a informare correttamente sul prelievo di piccole quote (che arriveranno al 10% soltanto per chi ha una pensione superiore a 7.000€ ) ai pochi privilegiati che si sono finora sottratti alle riforme previdenziali degli ultimi 25 anni?
Tutta la proposta è pubblicata sul nostro sito, nello spazio documenti pensionistici. Per capire le disuguaglianze presenti nel sistema pensionistico italiano è sufficiente leggere il rendiconto INPS 2014 e le tabelle in esso contenute, differenziate per sesso e per aree geografiche.
La lettura di genere evidenzia con eloquenza le discriminazioni salariali che caratterizzano la presenza delle donne nel mercato del lavoro.
Da quando la gestione è passata da Mastrapasqua a Boeri, sul sito dell’INPS vengono pubblicati, ed è possibile analizzare, tutti i dati.
Ad esempio: le pensioni superiori a 3.000€ mensili sono 724.250 (4,6 %del totale) e assorbono 41 MILIARDI annui, il 15,2% della spesa totale.
Soltanto per dare la misura delle disuguaglianze: le pensioni di importo fino a 700€ mensili sono oltre 6,6 milioni (42,5%) e assorbono complessivamente 50 MILIARDI, il 18,9% della spesa totale.
Con alcuni inquietanti paradossi come, ad esempio, quello dei fondi speciali, confluiti nell’INPS dopo aver eroso il proprio patrimonio, con i bilanci ormai in rosso, con prestazioni pensionistiche elevate riservate ai propri iscritti.
Rilevante il caso dell' INPDAI - dirigenti di azienda e industriali - che eroga 126.576 pensioni, di importo medio pari a 44.000€ a fronte di appena 31.800 iscritti. Le ricche pensioni INPDAI, coperte dal fondo solo per il 25% sono pagate dal fondo pensioni dei lavoratori dipendenti, fondo in attivo e in equilibrio perché a fronte dei versamenti di 12.734.300 operai/e ed impiegati/e iscritti, eroga 8.707.952 pensioni di importo basso e medio basso. 
 
(*)in base alla scala di equivalenza OCSE modificata (vedi allegato 2, pag 26, proposta normativa )

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