Unioni Civili: il Parlamento decida

UNIONI CIVILI - Di rinvio in rinvio le donne e gli uomini del Parlamento italiano non riescono a decidere come discutere delle unioni civili. Ma questo non ci stupisca, dato che si è partiti da un dibattito pubblico «pessimo, fazioso, inquinato dagli estremismi e dalle falsificazioni» per dirla con le parole di Mario Calabresi del suo editoriale del 18 febbraio su Repubblica.it  Se poi, come al solito, il Movimento 5 Stelle fa un passo indietro, la Senatrice Cirinnà non dovrebbe mettersi in discussione: da quando è nato, e sin da prima dei discutibili Vaffa days, il movimento che fa capo a Beppe Grillo ha di fatto operato numerosi tira-e-molla, contribuendo ben poco a quel cambiamento epocale delle -e nelle- istituzioni, che era sembrato volerne essere il vessillo iniziale. «Quella al voto ieri era la pallida copia di una legge che esiste da tempo nel resto dell’Occidente,-scrive Calabresi- niente di rivoluzionario. Una legge che dovrebbe servire a sanare due ritardi storici e a rispondere a cambiamenti profondi delle nostre società. Pare abusato ripetere che il Paese e l’opinione pubblica hanno metabolizzato da tempo le coppie non sposate, che non desta scandalo l’amore tra due uomini o tra due donne e che il diritto di stare accanto al proprio compagno in ospedale o a non perdere la casa se uno dei due muore sono il minimo per una comunità civile. Sembrava la volta buona, eppure abbiamo dovuto assistere ancora allo spettacolo sconfortante e penoso di un Parlamento che naviga a vista, senza orizzonte, senza coraggio.[…] Giochini […] di un Parlamento che non si rende conto di quanto sia già screditato.»

 

Per approfondire, leggi qui COSA PRECEDE VERAMENTE IL  DDL CIRINNA’ BIS

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