Femminicidio di Piacenza: stereotipi e pregiudizi non sono 'informazione'

Questa volta comunque l’opinione pubblica sul web -e non solo- si ribella. E si ribellano le associazioni ed i colleghi e le colleghe che fanno giornalismo e non sensazionalismo: l’invito a queste testate è che si recuperino le lacune tornando ad informare correttamente, responsabilmente, in maniera etica e professionale: «le Commissioni Pari Opportunità di Federazione nazionale della Stampa italiana, Consiglio nazionale Ordine dei Giornalisti e Usigrai e l'associazione Giulia Giornaliste denunciano, ancora una volta, la mancata applicazione del Manifesto di Venezia: le cronache di oggi, e dei molti casi, purtroppo quasi quotidiani, sono in palese, pericoloso contrasto con una informazione “attenta, corretta e consapevole del fenomeno della violenza di genere”. » Leggiamo ancora troppi «articoli zeppi di stereotipi e pregiudizi, che sembrano negare l'esigenza di un profondo cambiamento culturale, che deve partire dall'informazione. L'uso di termini come raptus e amore ha il solo effetto di fornire una cronaca distorta di crimini efferati dettati solo dalla volontà di annientamento.

Cpo Fnsi, Cpo Cnog, Cpo Usigrai e Giulia si impegnano ancora di più per una formazione sui contenuti del Manifesto di Venezia, sottoscritto da centinaia di colleghe e colleghi -per quello che riguarda il servizio pubblico, inserito nel contratto giornalistico della Rai- ma ancora scarsamente conosciuto e applicato. Il diritto di cronaca non può trasformarsi in un abuso e in uno sfruttamento a fini 'commerciali', per qualche copia o qualche clic in più: l'attivazione dell'Osservatorio sul Manifesto e i corsi devono essere accompagnati da una diversa sensibilità nel racconto dei femminicidi, senza trasformare l'informazione in sensazionalismo, causa principale di una perdurante asimmetria di genere.» (Redazione GiULiA Giornaliste)

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