Censura : Iran

Per aver preso la decisione di pubblicare saggi e romanzi di autori iraniani invisi al potere, racconta “ho pagato un prezzo alto, sono stata mandata in prigione, punita, il mio ufficio è stato chiuso”. in Iran più della metà degli editori è costituito da case editrici governative o affiliate a organi governativi, che ricevono abbondanti sussidi. La crisi dell'editoria colpisce solo il settore privato, che non riceve alcun aiuto e sconta il fatto che in Iran i lettori sono pochi e anche quei pochi vengono scoraggiati dalla pesante censura governativa. Una censura «sempre più soffocante» da quando sono al potere gli integralisti in un Paese dove neanche le persone istruite leggono. «Secondo le statistiche gli iraniani dedicano solo cinque minuti all'anno alla lettura - racconta Shahla Lahidji - e un altro problema sono le librerie; ce ne sono soltanto 1500, per cui ci sono città dove non ne esiste nemmeno una. Inoltre dei libri che ottengono il permesso di pubblicazione sono assai pochi quelli ammessi a comparire nelle biblioteche pubbliche».. D’altra parte chi può aver voglia di leggere se non si può neppure parlare? Se non si può scrivere ciò che si pensa, se non si può pubblicare quanto si è scritto?

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