PARCO della Pace contro il nucleare

VIVERE SOSTENIBILE - Dopo una stagione che ha visto il ritorno dell’attenzione di vari paesi del mondo al nucleare, l'assessora all'Assetto del Territorio della Regione Puglia, Angela Barbanente, lancia il progetto del Parco della Pace: l'idea chiave è “trasformare i luoghi di guerra in luoghi ove si coltivano culture di convivenza e di pace”, ma anche quello di raccogliere materiale per documentare il rischio nucleare. Quella che segue e l'intervista del Redattore Sociale. 

Come immagina lei il Parco della Pace? ”Credo che ogni parco debba essere inteso non come isola di conservazione, ma come laboratorio per sperimentare modi di coesistenza fra natura e cultura, individui e ambiente, fondati sulla conoscenza e la azione. E' chiaro quindi che il Parco della Pace deve avere l'ambizione di promuovere iniziative volte a sperimentare forme di conoscenza, convivenza e dialogo per perseguire la pace. Immagino di conseguenza il Parco della Pace come itinerario che comprenda un’area vasta costituita da siti militari dimessi, tutelati e recuperati non solo per 'memoria' ma soprattutto per farne sede di elaborazioni culturali, formative e informative sui temi della pace. In sintesi, l'idea chiave è di trasformare luoghi di guerra in luoghi ove si coltivano culture di convivenza e di pace, alimentate anche da scambi di conoscenze con realtà storiche e culturali diverse e lontane”.

Ipotizzate dei percorsi della memoria orientati alle scolaresche per visite di istruzione? ”L'idea di Parco include anche un progetto formativo rivolto in particolare a bambine/i e ragazze/i e da realizzare coinvolgendo le scuole. Le associazioni attive sui temi della pace potrebbero supportare le istituzioni scolastiche nell’organizzazione non solo di visite di istruzione ma anche di iniziative formative che rendano protagonisti bambini e ragazzi”.

Esiste del materiale museale per illustrare o testimoniare il "rischio nucleare" della Guerra Fredda in Puglia? ”E' tra i compiti primari del Parco della Pace raccogliere tutto il materiale disponibile per documentare il "rischio nucleare" della Guerra Fredda in Puglia, come esplicitamente indicato dalla denominazione del progetto “Itinerari di Jupiter”. In questa fase, tuttavia, stiamo concentrando gli sforzi sull’acquisizione di materiale cartografico, foto aeree dell’ultimo volo disponibile (2006), dati catastali, informazioni sulle eventuali cartolarizzazioni, documentazione notarile circa le compravendite di alcune delle aree in questione, effettuando anche mirati sopralluoghi e rilievi fotografici sul posto e valutando, quindi, la possibilità di includere ogni singolo sito nel progetto complessivo”.

Secondo lei il Parco della Pace avrà un valore puramente rievocativo o si collegherà ad un impegno di denuclearizzazione del Mediterraneo da parte della Regione Puglia? ”In coerenza con l'idea di parco che ho prima esposto, a mio giudizio un Parco della Pace che avesse valore puramente rievocativo o, peggio, che si limitasse a sottrarre qualche area a un uso militare o al degrado per dismissione, non avrebbe molto senso. Se il Parco della Pace sarà quello che il progetto prevede, l'impegno per la denuclearizzazione del Mediterraneo da parte della Regione Puglia sarà rinvigorito dalla sua costituzione, facendo crescere consapevolezze e sensibilità sul tema. A tal fine, sarà di primaria importanza il coinvolgimento di tanti individui e associazioni e di altre istituzioni. Questa attività, peraltro, si lega al lavoro che la Regione Puglia sta svolgendo soprattutto (ma non solo) con l’assessorato al Mediterraneo, per la costruzione della pace, tessendo relazioni e alimentando il dialogo, la conoscenza e l'incontro tra culture e popoli.

Che ne pensa della istituzione delle NFZ (Nuclear Free Zones) e dell'ipotesi di istituirne una nella regione mediterranea? ”Condivido profondamente questa prospettiva. Si tratta di un obiettivo difficile in una regione mediterranea attraversata da profonde tensioni, ma proprio per questo è un obiettivo da perseguire con forza e tenacia”.

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