Indietro tutta alla Vaticana: il NO ai "generi" si aggiunge alla ricetta della discriminazione

Dopo i "veti" imposti nel 2007 ai parlamentari cattolici italiani, nel momento in cui il paese si accingeva a promuovere il riconoscimento delle coppie di fatto; dopo l’accantonamento del registro delle unioni proposto dal comune di Roma; dopo aver incassato la solidarietà offensiva -probabilmente disinformata, di certo inopportuna- in occasione dei fatti dell’Università romana La Sapienza, solidarietà dimentica della violenza verbale scagliata dalle gerarchie vaticane contro le donne italiane che, ree di aver abortito, vennero definite “assassine”, ecco il nuovo attacco: sabato 9 febbraio il Papa invita a legittimare gli esseri umani solo secondo i dettami del dio della sua chiesa: il solo essere umano che possa definirsi tale sarà, imprescindibilmente, maschio o femmina, e nessuna ‘confusione’ di generi potrà essere (cattolicamente) tollerata.

 

Si tratta, quest’ultimo, di un espediente non solo evidentemente discriminatorio, ma anche molto, molto pericoloso: funzionale ad una campagna ecclesiastica reazionaria, potrebbe scatenare una crociata omofobica, una nuova violenta caccia alle streghe, una discriminazione legittimata -addirittura- dal placet dell’Onnipotente, comunicato in terra dall'onnipresente Benedetto XVI -il Papa onnisciente?- che ancora una volta, propugna (spaccia?) un pensiero separatista ed esclusivista per verità. In contrapposizione alla nostra società civile che lavora per rendersi moderna ed integrata, che cerca di rendersi aperta al confronto, e che si desidera fondata su regole di rispetto, di accoglienza e dialogo.

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