Donne Palestinesi in Italia per costruire la pace

Le donne Palestinesi di Ramallah-Al-Bereh, in visita nel nostro paese per avviare uno scambio di conoscenze sulle politiche sociali dei rispettivi Governi, hanno incontrato la Sottosegretaria Donatella Linguiti. Nel corso dell'incontro del primo agosto presso la sede del Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità, la delegazione dell’Association of Women for Training e Rehabllitation denuncia, come negli ultimi anni l’inasprirsi del conflitto abbia portato per le donne una riduzione consistente di ogni margine di autonomia e libertà.

 

 

Libertà sempre più limitate per le donne della Palestina, a partire da quella economica: a fronte di un livello alto di istruzione, lavora solo il 12% delle palestinesi con forti discriminazioni salariali, mentre sono aumentati i matrimoni forzati, le violenze domestiche e l’abbandono scolastico della ragazze.

 

Tra le priorità emerse durante l'incontro, su tutte la necessità di una maggiore partecipazione politica in un contesto dove “Si lavora per mantenere quei diritti così faticosamente conquistati e per non ritornare indietro”. In questo senso diventa necessario attivare una rete concreta di rapporti che consentano la rottura dell’isolamento che sta piegando il popolo palestinese e penalizzando doppiamente le donne.

 

 

“Rompere l’isolamento è un modo per costruire la pace – ha dichiarato la Sottosegretaria Linguiti– […] l’urgenza delle domande, concrete e non rinviabili, poste oggi,  obbliga a risposte altrettanto concrete: la questione delle donne palestinesi troverà un momento di visibilità importante all’interno della Conferenza delle Donne del Mediterraneo, che si terrà entro fine anno, conferenza voluta da questo Ministero che si propone di costituire un momento di scambio fra donne dentro e fuori i luoghi di conflitto.

 

 

Dare piena visibilità al lavoro che queste donne stanno faticosamente portando avanti da anni è il modo migliore per rispondere alla domanda di visibilità: c’è bisogno di tessere una trama duratura di pace, costruire legami continui che riparino all’isolamento in cui la contingenza e la drammaticità del quotidiano costringono. E’ questo l’unico modo che abbiamo, oggi, per portare avanti una cultura di pace”.

 

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