I " Curator" dei feti (ma non dei bambini)

Ogni anno regaliamo al Vaticano un miliardo di Euro della nostra Irpef. Che il Vaticano sostiene di impiegare in opere di bene. Nel 2005 ben 3 milioni di euro pari allo 0,3% (dati CEI) sono andati a sostegno delle popolazioni colpite dallo tsunami, mentre la multinazionale Saatchi & Saatchi, che ha curato la campagna pubblicitaria per la raccolta, secondo Il Sole 24 Ore è costata alla Chiesa 9 milioni di euro. Gli italiani, credenti e non credenti sono convinti che i fondi dell' otto per mille destinati alla Chiesa cattolica vengano utilizzati soprattutto per la carità e le opere di bene, in Italia e nel resto del mondo; nella realtà soltanto il 20 per cento della spesa va realmente in beneficienza (Vedi resoconto sul numero del 29 settembre di Avvenire). l' 80 per cento del miliardo di euro rimane alla Chiesa cattolica ed alle sue gerarchie. Denaro abbondante per chi voglia farne un uso politico!

E dal 1990 che questo fiume di denaro ingrossa le casse del Vaticano, da quando è entrato a regime il prelievo dell’8 per mille Irpef dalla dichiarazione dei redditi.

Soltanto il 40% dei contribuenti italiani però decide la destinazione alle varie chiese dell’8 per mille nella propria dichiarazione dei redditi, il 60 per cento non lo fa. Ciò che i contribuenti dovrebbero sapere è che la mancata scelta destina automaticamente questa quota non allo Stato, come avviene in tutti i paesi europei, ma ancora una volta, al 90% , al Vaticano..

Lo Stato italiano continua a tacere sulla destinazione del proprio 8 per mille che potrebbe essere utilizato per esempio per restaurare e rendere più dignitosi vecchi edifici scolastici, antiche università, presidi medici, vecchi edifici pubblici, parchi e giardini, piuttosto che essere impiegato per restaurare chiese, cappelle e oratori vari. Gli elenchi dei destinatari che in passato , magari a distanza di anni, erano consultabili sul web, non si trovano più. Inoltre , in diciassette anni non abbiamo sentito una parola da parte dei Governi, per spiegare la destinazione reale dell' otto per mille, né uno spot, o una campagna di pubblicità Progresso che ne chiariscano il senso.


Soltanto Livia Turco, nel 1996 ruppe questo granitico silenzio. Da cattolica, la diessina Livia Turco, allora ministra per la Solidarietà propose di destinare la quota statale di otto per mille a progetti per l' infanzia povera. Erano stati appena pubblicati i dati drammatici della ricerca sulla povertà in Italia. Il "cassiere" pontificio, monsignor Attilio Nicora, rispose che "lo Stato non doveva fare concorrenza scorretta alla Chiesa". Oggi Livia Turco ricorda: "Nella mia ingenuità, pensavo che la mia proposta incontrasse il favore di tutti, compresa la Chiesa. L' Italia è il paese continentale con la più alta percentuale di povertà infantile. Al contrario la reazione della Chiesa fu durissima, infastidita, e dalla politica fui subito isolata. Ho vissuto quella vicenda con grande amarezza" Potremmo maliziosamente suggerire che forse senza questo oneroso salasso, lo stato avrebbe risorse per intervenire.


Se al regalo di un miliardo si aggiungono i costi degli insegnanti di religione, valutati 650 milioni di Euro, i 500 milioni delle esenzioni da Irap, Ires e altre imposte, altri 600 milioni di elusione fiscale legalizzata del mondo del turismo cattolico, che gestisce ogni anno da e per l'Italia un flusso di quaranta milioni di visitatori e pellegrini, i costi delle esenzioni ICI (per i quali c’è un procedimento contro l’Italia da parte della UE) si raggiunge e supera la cifra di 4 miliardi di euro l’anno. Vale a dire il costo di mezza finaziaria nazionale, del ponte sullo stretto di Messina, del Mose per Venezia....

 

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