Come fare informazione sulla violenza alle donne

ROMA - In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne (25 novembre), la Federazione internazionale dei giornalisti ha stilato una Raccomandazione sulle modalità per fare informazione sulla violenza contro le donne. Si legge nel documento di introduzione: «Secondo la Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1993 sull’eliminazione della violenza contro le donne, le parole “violenza nei riguardi delle donne designano tutti gli atti di violenza diretti contro il sesso femminile, e che causano o possono causare alle donne un pregiudizio o delle sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, inclusa la minaccia di tali atti, l’imposizione o la privazione arbitraria della libertà, sia essa nella vita pubblica o in quella privata. Ciò comprende: la violenza domestica, sessuale e psicologica, la prostituzione forzata, il traffico umano a fini di lavoro coatto o di prostituzione, lo sfruttamento sessuale, la persecuzione sessuale, gli atti sanguinosi o mutilanti tradizionali (inclusi delitti d’onore ed infanticidi) e ogni altra pratica discriminatoria nei confronti delle donne.

Cosa Possono fare i media? Oltre alla necessità di dar conto di questo problema diffusamente e con la dovuta sensibilità, i media dovranno adottare una propria cultura del rispetto, che elimini ogni forma di vessazione e sopruso o qualsivoglia discriminazione basata sull’appartenenza di genere.


I media devono nello stesso modo procedere a verifiche su se stessi, accertandosi di aver fornito, anche nei casi di violenza contro le donne, la relativa notizia in maniera corretta, precisa ed appropriata.


Le notizie di violenza nei confronti delle donne e delle adolescenti hanno in generale una scarsa o imprecisa copertura mediatica. E’ il caso degli stupri sistematici esercitati durante i conflitti armati, spesso da parte di entrambi i belligeranti. Infatti il Progetto mondiale di monitoraggio dei media (GMMP) evidenzia come la violenza domestica e quella sessuale siano i temi meno trattati nel novero di quelli in cui le donne sono presentate come vittime.

I media debbono impegnarsi innanzitutto a fornire al proprio pubblico un resoconto realistico, completo e preciso del terribile eccesso di violenza contro le donne su scala mondiale.


Tuttavia un reportage su un argomento così delicato non lo si può improvvisare. Occorre professionismo, umanità e rispetto. Ignorare queste importantissime esigenze quando ci si trova di fronte alle persone aggredite, ad esempio intervistandole in modi rozzi o aggressivi, può aggravare il loro trauma e la loro sofferenza, nonché il protrarsi nel tempo degli effetti deleteri dell’ingiuria subita." (FNSI – Roma, 24 novembre 2008)


«La stesura finale – segnala Marina Cosi, rappresentante Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) entro il Gender Council- è frutto di una mediazione fra le diverse "anime" entro il Gender Council (mediterranea e nordica) che introduce il termine "sopravvissuta" in luogo di "vittima".»

 

 

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