Una petizione per Aung San Suu Kyi

RANGOON - Il tribunale speciale birmano, dopo aver arrestato il 14 maggio la leader della democrazia birmana e premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, nel pretestuoso processo messo in piedi contro di lei, presumibilmente per tenerla prigioniera sin dopo le elezioni del 2010, continua ad ignorare le regole della trasparenza. Mettendo a repentaglio la propria incolumità, gli attivisti birmani stanno chiedendo il sostegno internazionale per il rilascio di Aung San Suu Kyi e di tutti i prigionieri politici. Chi desiderasse sostenerli può inviare al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon la propria "firma" a sostegno di una petizione che chiede il loro rilascio.

Dalla prigione di massima sicurezza di Insein, sono stati tenuti fuori diplomatici e giornalisti. Il segretario di Stato Usa Hillary Rodham Clinton ha definito "vergognoso" questo il processo, ma la quarta udienza è ripresa a porte chiuse. Il governo di Singapore in un comunicato ha fatto sapere che San Suu Kyi "ha espresso la speranza che non sia troppo tardi perché venga qualcosa di buono da questo sventurato incidente". La televisione di Stato ha poi mostrato le immagini di San Suu Kyi che parlava animatamente con diplomatici e ha sottolineato che "è in buona salute e le è stata fornita una sistemazione adeguata".

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