OLEOTURISMO Valori ed economie da scoprire

OLEOTURISMO - Recuperare e far rifiorire a nuova vita gli uliveti abbandonati è un'importante opportunità per la rivalorizzazione del patrimonio olivicolo italiano e delle economie ad esso correlate. Tra le emergenze che l'agricoltura italiana segnala negli ultimi tempi, quella determinata dall'abbandono dell’olivicoltura tradizionale e storica ci deve far riflettere perché, negli ultimi anni, ha fatto registrare una decrescita allarmante, «pari al 31% delle aziende olivicole italiane».

Un punto da considerare a livello nazionale è quello del recupero delle olivete abbandonate. Perché a seguito della fotografia scattata dal Rapporto ISMEA con la «Scheda di settore, Olio di oliva» (febbraio 2023) relativa al decennio 2010-2020, insieme alla decrescita delle aziende si individua al contempo «una grande opportunità di rilancio del settore nell’oleoturismo e nella diversificazione delle attività connesse delle aziende olivicole».

 

(Uliveto - Foto di EP)

Queste considerazioni che non si possono trascurare, sono emerse nel corso del Tavolo Tecnico interdisciplinare promosso dalle Città dell’Olio con esperti del mondo scientifico ed accademico e della produzione, associazioni di categoria ed Enti, riunitosi lo scorso 12 marzo (prossimo incontro calendarizzato a maggio).

«Nello specifico dai dati raccolti emerge che il numero di aziende olivicole è diminuito di 26.622 unità in 3 anni (con una media di 8.874 unità l’anno), mentre la superfice olivata in ettari ha subito una contrazione meno evidente pari a 5.750 ettari in 3 anni (media di 1.917 ha l’anno). 

Tra i fattori di debolezza della fase agricola emersi dall’analisi SWOT condotta da ISMEA, c’è l’abbandono degli oliveti marginali o condotti in modo non professionale, oltre allo scarso ricambio generazionale e alla scarsa capacità di aggregazione.

Tra le opportunità, invece, emergono l’oleoturismo e la diversificazione delle attività connesse delle aziende olivicole. 

(Oleoturismo e Degustazioni - Foto di EP)

CRITICITA' - Michele Sonnessa, Presidente delle Città dell’Olio ricapitola le principali criticità:  "L’emergenza rappresentata dall’abbandono dei territori olivicoli mette in relazione tematiche diverse ma fortemente connesse tra loro: lo spopolamento e il declino delle aree interne con forti problemi di sviluppo, l’invecchiamento della popolazione agricola e il mancato ricambio generazionale, il mancato o basso reddito degli olivicoltori, i ritardi nel recepimento dell’innovazione tecnologica, la frammentazione produttiva."

AZIONI - Sonnessa poi, fa anche il punto sulle possibili azioni e sui benefici connessi al recupero delle olivete abbandonate, veicolo di benefici economici, sociali e ambientali in quanto capace di incidere "sugli aspetti legati al paesaggio rurale inteso come elemento di attrattività turistica, al mantenimento della biodiversità olivicola, alla riduzione del rischio idro-geologico e alla prevenzione degli incendi, alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico (CO2) così come al più ampio tema della sostenibilità".

OLEOTURISMO - In questo contesto, l’olivicoltura sinora definita e considerata marginale può invece offrire una straordinaria opportunità "soprattutto se saremo in grado di raccontare l’alto valore ambientale e paesaggistico dei luoghi di produzione delle aree interne e svantaggiate del nostro Paese in cui nascono e crescono vere e proprie Comunità dell’Olio che dobbiamo sostenere e valorizzare attraverso l’oleoturismo.

Per raggiungere questi obiettivi, occorre agire sul piano della governance con una proposta di legge nazionale per il contrasto dell’abbandono dell’olivicoltura storica e tradizionale”.

 [Fonte: Comunicato stampa Associazione nazionale Città dell'Olio]

Crediti foto di copertina: Milada Vigerova - Free da unsplash

 

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