RUSSIA - Anna Politkovskaja una giornalista coraggiosa

Anna Politkovskaja era nata a New York nel 1958 da genitori ucraini, diplomatici sovietici all'ONU. E’ stata assassinata il 7 ottobre 2006, a Mosca, con quattro colpi di pistola sulla porta di casa. Lascia due figli ed un’inchiesta a metà sulle torture dei russi in Cecenia che non potrà più essere pubblicata dal suo giornale, la Novaja Gazeta.

Aveva studiato all'università statale di Mosca ed era diventata una delle voci più autorevoli del giornalismo internazionale. Denunciava l’autoritarismo e la corruzione dilaganti in Russia, scrivendo scomode cronache di genocidio, di bombardamenti in centri abitati, di torture e rappresaglie contro la popolazione civile. Denunciava tutte le violenze e le violazioni dei diritti, compresi quelli umani.

 


 

Scriveva, riferendosi alla crisi Cecena, di “un'acuta crisi della civiltà, nella quale tutti i diritti umani, compreso quello all'informazione, sono regolarmente calpestati mentre quasi tutte le voci tacciono.[…] Il silenzio dei miei colleghi e quello della stampa internazionale sta stringendo la guerra in Cecenia in un abbraccio mortale fatto, com’è, solo di disinteresse. Non trovo nessuna giustificazione a questa situazione. Nessuna”.

 


 

Ha scritto un libro pubblicato in Italia da Adelphi, “La Russia di Putin” dove dice di lui: “Putin - figlio del più nefasto tra i servizi segreti del Paese - non ha saputo estirpare il tenente colonnello del KGB che vive in lui, e pertanto insiste nel voler raddrizzare i propri connazionali amanti della libertà. E la soffoca, ogni forma di libertà, come ha sempre fatto nel corso della sua precedente professione”. E prosegue: “La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo”.

http://www.adelphi.it/diario/1984/2375/2377/diario.asp

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