Ancora violenze in Tibet

PECHINO - Alla vigilia del cinquantesimo anniversario della fallita rivolta contro Pechino (10 marzo 1959), e ad un anno dai fatti di Lhasa, i tibetani tornano in piazza. E la polizia cinese torna a reprimere: arrestati a titolo preventivo 109 monaci da mandare in "rieducazione politica", bloccate le comunicazioni internet e la rete telefonica mobile, e fermati finanche due giornalisti italiani dell'Ansa e di Sky Tg24, rilasciati poco dopo.


Del trend repressivo del governo cinese e della sua polizia che ha prelevato a titolo preventivo «centonove monaci tibetani per sottoporli a "ri-educazione" politica» riferisce l'edizione online del britannico "the times", precisando che «il "sequestro" dei 109 monaci del monastero di Lutsang, nella provincia di Qinhang, è solo una delle tante misure straordinarie adottate da Pechino per scongiurare eventuali disordini anti-cinesi. Fra i provvedimenti eccezionali, il divieto di ingresso ai visitatori stranieri, già scattato, in circa un quarto del territorio della Cina

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