Aiuti all'Afghanistan: assicurarli alle donne

LONDRA - Il 28 gennaio si è tenuta nella Lancaster House di Londra la conferenza internazionale sull'Afghanistan. Il paese, entrato a suo dire in una "nuova fase" di maggiori responsabilità, non sembra trovare il consenso internazionale che probabilmente auspicava. Nonostante lo "spazio" limitato avuto sui media, il contenuto di un documento presentato dalle  ONG trapela: le risorse economiche che, in prima battuta sembrano destinate allo sviluppo del paese, di fatto "rientrano" nelle tasche dei donors sotto forma di stipendi corrisposti ai militari e ai contractors per la sicurezza. Otto organizzazioni internazionali impegnate nell'assistenza umanitaria nel paese, denunciano attraverso un documento pubblicato a due giorni dalla conferenza da una di esse (la britannica Oxfam), quella che hanno chiamato la "militarizzazione" degli aiuti internazionali agli afghani.

«Sette delegate della società civile, in rappresentanza di 80 organizzazioni umanitarie guidate da donne, dalla conferenza di Londra lanciano l’allarme: “Solo il 5% va ai progetti per le donne”. L’attivista Orzala Nemat: “Non ci sono scuse per l’Italia e per gli altri governi europei che hanno firmato i trattati internazionali. Devono rispettare i fondamentali diritti umani e dare sostegno ai minori afghani soli”.» (Redattore Sociale)

 

La proposta dunque, è di destinare ufficialmente il 25% dei fondi che arrivano a Kabul per migliorare la condizione femminile. Se la comunità internazionale ha impegni per 140 milioni di dollari per il primo anno per il piano di transizione in Afghanistan, come  annunciato dal ministro degli Esteri britannico David Miliband, al termine della conferenza, e dato che il presidente Karzai in un'intervista alla Bbc spiega che l'Afghanistan avrà bisogno del sostegno internazionale per i prossimi 15 anni almeno, diventa importantissimo che le risorse economiche non lascino indietro quella parte della società al momento oggettivamente più debole, rappresentata dalle donne e dai bambini.

 

Oxfam, Actionaid, Afghanaid, Care Afghanistan, Christian Aid, Trocaire, Concern e il Consiglio norvegese per i rifugiati (Nrc), firmatarie del documento invitano i circa 60 Paesi che hanno preso parte alla conferenza di Londra a "ripensare l'approccio militare agli aiuti e a concentrare i loro sforzi su una strategia di aiuti a lungo termine basata sulla soddisfazione dei bisogni reali degli afghani".

 

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