Unioni civili: diritto inalienabile

Decisive queste giornate per la votazione del Decreto Cirinnà sulla disciplina delle unioni civili, sulle quali molto si è detto e molto si è scritto. Mentre Partito Democratico e Movimento 5 Stelle aprono alla “libertà di coscienza”, per chi volesse approfondire cosa voglia dire credere nei diritti, inalienabili, di tutte le cittadine ed i cittadini, tornano utili alla riflessione alcuni estratti dell'intervento della Vice Presidente Senatrice Valeria Fedeli tenuto in Aula il 4 febbraio. FEDELI (PD)«[…] dobbiamo ricordare tutti che la nostra convivenza democratica si fonda sulla Costituzione e ritengo che essa per tutti in quest'Aula debba essere un faro. Io mi attengo, come hanno fatto altri, a uno degli articoli della Costituzione particolarmente significativi per la nostra discussione, cioè l'articolo 3 della Costituzione, ma non leggo la prima parte, bensì la seconda: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana». Eliminare gli ostacoli alla libertà e all'uguaglianza dei cittadini è quindi il nostro compito, il motivo per cui siamo qui oggi. Far vivere la nostra Costituzione vuol dire adattare le leggi ad una società che cambia […]Per ascoltare l’intervento integrale: LINK AL VIDEO

Il dibattito di questi giorni è stato segnato da un livello di conflittualità e polemica politica che purtroppo ha offerto molto spazio alle esasperazioni e alle provocazioni, e non abbastanza al buon senso. […]

Qualcuno dice che stiamo dividendo il Paese e che dovremmo fermarci. NON È COSÌ. Noi stiamo unendo il Paese, eliminando staccati e discriminazioni per farne un Paese più ricco, più giusto e più inclusivo, in cui ci siano più uguaglianza, più responsabilità e più diritti. Noi stiamo valorizzando la famiglia, tanto che, oltre a destinarle risorse finora sconosciute, vogliamo che sia possibile averne una per tutti coloro che si amano. Noi vogliamo tutelare e difendere i minori, ed ogni considerazione fatta, come ogni singola lettera del testo di legge, va in quella direzione.

Noi […] vogliamo un Paese migliore e più giusto e una legge che riconosca e dia dignità a tutte le persone. Lasciare tutto come è oggi vuol dire accettare disuguaglianze e ingiustizie motivate solo dall'orientamento sessuale e vuol dire lasciare il nostro Paese come fanalino di coda in Europa, vittima di richiami continui delle corti e dei tribunali, vuol dire per la politica rinunciare ancora una volta al proprio ruolo. […] Se tutti i cittadini sono uguali, come dice la Costituzione, perché ad alcuni è negato il riconoscimento del legame affettivo e familiare che hanno con un'altra persona? Se tutti i bambini sono uguali perché alcuni hanno meno tutele di altri e sono condannati a vivere nella discriminazione? Se in tutta Europa questi diritti sono riconosciuti, perché non è lo stesso per le coppie omosessuali italiane e per i loro figli, figli di italiani? Perché, purtroppo, per troppo tempo la politica ha avuto paura di confrontarsi con il cambiamento, paura di riconoscerlo! Ha preferito negarlo, come se non esistesse, tollerando discriminazioni ingiuste e sofferenze ingiustificate. Ecco perché per noi questa è un'urgenza: lo è da trent'anni almeno, dalla prima presentazione di una legge che riconoscesse le unioni omosessuali in queste Aule.

[…]voglio rivolgermi alla senatrice Cirinnà, ringraziandola di essere presente in Aula. Io ti chiedo scusa per tutte le parole cattive personali; personali, non politiche: la dialettica politica e anche la forza politica della nostra discussione è sana, è legittima, è democratica ed è bello avere anche opinioni differenti. Quello che non è accettabile è aver ascoltato - e spero che non succeda più nei prossimi giorni - un linguaggio (guarda caso viene prevalentemente da senatori maschi), dentro e fuori quest'Aula (mi riferisco anche al direttore di Radio Maria) che insulta esattamente la persona Cirinnà. Perché? Perché è una donna. Se il primo firmatario del disegno di legge fosse stato un uomo non se lo sarebbero permesso, avrebbero fatto una battaglia politica dura, in modo molto forte dal punto di vista dei contenuti, ma non ci sarebbe stato il disprezzo della persona. Ti chiedo scusa per loro.»

 

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