Legge 194: un diritto da difendere

REPORTAGE LEGGE 194 – In Italia il diritto all’interruzione di gravidanza garantito dalla legge 194 è sempre più messo a rischio. Le strutture sanitarie pubbliche, riempitesi in questi anni di obiettori  veri o solamente dichiarati tali per meri motivi di opportunismo (sono più dell’80%), paiono trovarsi sempre a corto di personale e di tempo e mai a corto di escamotages e/o strategie per rendere inapplicabile la legge che consente e regola l’aborto. Pochissimi ospedali, poi, somministrano la pillola Ru486 con cui si effettua meno traumatico e più tempestivo aborto farmaceutico. Le denunce che le associazioni raccolgono dipingono situazioni sempre più disperanti di visite volutamente fissate senza rispettare alcun criterio di urgenza in modo da far sì che qualora la donna che desideri abortire dovesse superare i 90 giorni “il bambino se lo dovrà tenere”.  Le storie raccolte nel tempo e negli anni sono drammaticamente, vergognosamente sempre le stesse e parlano tanto di ostruzionismo quanto di disprezzo verso la donna che sceglie di abortire.

Il problema è grave, e non a caso  la Consulta di Bioetica lo scorso giugno prendeva posizione con la campagna di sensibilizzazione “Il buon medico non obietta. Rispetta la scelta della donna di interrompere la gravidanza”  (vedi: www.consultadibioetica.org), iniziativa volta anche alla protezione della rete dei consultori, verso i quali da almeno un paio d’anni è in atto un tentativo di ridimensionamento anche attraverso cambiarne la “destinazione d’uso” (chi si dimentica il tentativo di introduzione dei colloqui di dissuasione a fianco di quelli previsti per legge?) se non una vera e propria intenzione di dismissione e smantellamento, anche attraverso il taglio dei fondi. Leggi QUI il reportage di Repubblica.it  che fa il punto su “uno scandalo tutto italiano.”

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