Dibattito contro la violenza alla Camera

FEMMINICIDIO - La prima tranche di un dibattito dal titolo “Iniziative per contrastare le violazioni delle libertà individuali della donna in nome di precetti religiosi” si è svolta alla Camera nel pomeriggio di lunedì 12 febbraio. Partito dalla violenza contro le donne come fatto interno alle comunità immigrate, ha acquisito carattere più ampio, analizzando diversi aspetti della società italiana. Violenza in internet e scuole comprese.

 

Il dibattito parte dalle mozioni Lussana (n. 1-00025), Bertolini (n. 1-00093), Mura (n. 1-00095), Sereni (1-00096), Mazzoni (n. 1-00097) e Balducci (1-00098).

 

Estratto dall’intervento di Carolina Lussana:

 

“Ricordo Hina, la ragazza che viveva in provincia di Brescia, uccisa in modo selvaggio dagli uomini della sua famiglia, dall'intero clan familiare, solo perché voleva vivere all'occidentale. Rendiamoci conto di come sia prevalsa la legge della comunità rispetto all'amore nei confronti di una figlia. Non possiamo non tenere conto di questi fatti. Ricordo Maha, una donna tunisina pestata a sangue perché osava uscire di casa, la sera, senza il consenso della famiglia, oppure Khaur, una donna coraggiosa che si è condannata al suicidio lasciando due figli, pur di sfuggire ad un matrimonio imposto dalla sua famiglia, per lanciare un monito, un segnale a noi donne occidentali che non dobbiamo più tacere di fronte ad episodi di questo genere. Ho citato solo alcuni casi, perché molti non li conosciamo. Purtroppo, vi è molta omertà e difficoltà da parte di queste donne di trovare il coraggio di denunciare.”

 

Un richiamo ad evitare la trappola di una “visione parziale” che si limiti “a puntare il dito solo sulle comunità straniere” tralasciando le discriminazioni ancora presenti nella società italiana arriva nell’intervento di Silvana Mura: “…per evitare di incorrere in generalizzazioni ingiuste, Italia dei valori ha ritenuto di presentare una propria mozione, che ha la finalità di ampliare il campo d'azione del dibattito occupandoci anche di quello che accade in casa nostra”.

 

La violenza ai danni delle donne, discriminazioni e limitazione delle libertà sono infatti un fenomeno mondiale, e trasversale a culture, religioni, ceti sociali, età.

 

Come “i fatti e le violenze inaudite, accadute peraltro in città come Bologna o Genova, episodi orribili che hanno visto come vittime proprio le donne, donne che andavano a lavorare e prendevano l'autobus per recarsi sul posto di lavoro, oppure quelle che rientravano a casa dopo una serata con amici, oppure ancora turiste straniere che erano giunte nel nostro paese per visitarlo: e gli aggressori erano anche italiani, non solo stranieri! E da ultimo, i fatti risalenti a poche settimane fa: abbiamo scoperto quello che accade in alcune scuole italiane, dove alcune ragazzine sono costrette a fornire prestazioni sessuali, pena la pubblicazione su Internet di immagini della propria intimità rubate a loro insaputa. Ebbene, sempre con riferimento all'ambito nazionale, vorrei portare nel dibattito alcuni dati statistici relativi al 2005 contenuti nel rapporto Eures-Ansa «L'omicidio volontario in Italia»; essi rivelano che gli omicidi che avvengono all'interno delle mura domestiche sono più numerosi di quelli commessi dalla mafia. Infatti, gli omicidi compiuti all'interno della sfera familiare nel 2005 sono stati 174 a fronte dei 146 dovuti alla criminalità organizzata; se tali dati sono veri, ed è chiaro che sono veri, è lecito affermare che in Italia la famiglia uccide di più della mafia. […] Italia dei Valori, sulla base di questi dati, ritiene che occorra impegnare di più l'azione del Governo e del Parlamento nella difesa di tutte le donne che vivono in Italia anziché isolare minoranze culturali, pure importanti, e farne l'oggetto principale della nostra attenzione.”

 

Per la conclusione si è rinviato ad altra seduta.

 

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