Nuova alba dei diritti delle donne in Libia?


La recente ‘rivoluzione’, arrivata anche in Libia sull’onda lunga della Primavera Araba, ha rappresentato un “terremoto per lo status culturale delle donne libiche, e non vogliamo perdere quanto acquisito sinora” afferma Iman Bugaighis, attivista dei diritti civili di Bengasi dalle colonne del sito di HRW. Il timore è di vedere sprecati gli sforzi degli ultimi anni, dicono le attiviste libiche dei diritti umani: le elezioni del 2012 hanno portato in parlamento 33 donne (su 200 seggi), e seppure sinora “le donne hanno giocato un importante ruolo nella vita pubblica, hanno la giustificata paura di perdere terreno ora che il paese trova difficoltà nel costruire le proprie istituzioni giuridiche e giudiziarie” aggiunge Liesl Gerntholtz. Human Rights Watch, attraverso il rapporto “A Revolution For All rivolge dunque un significativo appello al Parlamento libico ed al General National Congress (GNC), affinché assicurino il coinvolgimento delle donne, alla pari degli uomini, nella totalità del processo di stesura della nuova Costituzione, compresa la partecipazione attiva all’Assemblea Costituente incaricata di prepararne la bozza. Raccomandazione tanto più importante, se si tiene presente che l’Assemblea Costituente dovrà essere scelta attraverso elezioni popolari (che si terranno verso la fine del 2013), mentre il General National Congress proprio in questi giorni mette a punto una legge elettorale ad hoc.

La nuova Costituzione, che dovrà anch’essa passare il vaglio di un referendum popolare, secondo le raccomandazioni contenute nel rapporto di HRW, dovrebbe essere redatta con un “linguaggio esplicito”che garantisca la totale parità tra uomo e donna, e secondo criteri egualitari, che siano chiaramente e sempre prevalenti sul disposto eventualmente discriminatorio stabilito da altre leggi, proibendo inoltre, tra le altre, discriminazioni basate su: “genere, sesso, stato interessante, stato civile”. Il Governo viene invitato inoltre ad agire concretamente per ridurre ogni forma di discriminazione contro le donne, ed a porre rimedio anche al fenomeno della violenza, inclusa quella domestica: il codice penale attualmente in vigore, infatti, considera lo stupro come reato “lesivo della moralità della donna” invece di stigmatizzarlo quale reato contro una donna/persona che è stata fatta oggetto di violenza, mancando quindi di riconoscerla vittima e di riconoscere la violazione del diritto all’integrità fisica. Così, per timore di venire giudicate in base anche alla Legge 70 attualmente in vigore (reati di adulterio e fornicazione), le donne vittime di stupro sono fortemente scoraggiate dal denunciare il crimine subìto. Appare chiaro, sottolinea Gerntholtz, come le conquiste conseguite sinora dalle donne libiche siano “parziali e fragili”, e come ORA sia però anche il momento di allargarle e difenderle “proteggendole con garanzie costituzionali e legislative”.(Fonte HRW)

 

© 2020 www.power-gender.org
Power&Gender Testata giornalistica online Gestione semplificata ai sensi del'Art. 3bis, Legge 103/2012 Direttrice responsabile: Eva Panitteri