FEMMINICIDIO La strage e le domande

VIOLENZA - Ci risiamo. Ancora un femminicidio. Una donna di 35 anni, Klodiana, ammazzata in strada sotto casa a Castel Fiorentino. Lui spara, lei cade a terra esangue. Ho smesso di tenere il conto dei femminicidi, perché l'elenco in questo Paese si aggiorna da solo, quasi quotidianamente, su di un problema che è l'espressione di un arretramento umano, sociale e culturale impressionante. Un problema che sfocia in una strage quotidiana di donne molto evidente.

A questo punto viene da domandarsi: perché le donne dovrebbero ancora volere una relazione o un compagno o un marito se, quando lui si comporta male e lei al culmine della sopportazione (perché le donne sopportano lungamente!) vuole chiudere la relazione, la cosa spesso finisce con lei ammazzata e lui che se la da a gambe?

Adulti – Di solito le donne ammazzate sono chiamate dal femminicida a un ultimo incontro. Un “ultimo” chiarimento richiesto, implorato, che le donne prive di legami (legali e non) con quegli uomini che hanno allontanato possono anche evitare.

Le altre, invece, loro malgrado sono costrette a continuare a vederli perché ci sono i figli, perché ancora convivono, perché sono inseguite e perseguitate per strada quotidianamente.

Certi uomini chiamano le donne a un ultimo incontro chiarificatore ma, se fossimo più attenti/e alle parole, dovremmo domandarci... ultimo incontro perché? E per chi?

Se poi lei si sottrae a queste trappole, succede che magari in un lampo la relazione diventata un qualcosa di nuovo. Un rapporto di stalking. Un prolungamento coatto dei contatti tra i due, fatto di pedinamenti, appostamenti, chiamate, messaggi, insulti e seguire mazzi di rose che nelle intenzioni di lui dovrebbero essere riparatori o convincenti. Ma se nonostante le richieste civili di lei a non proseguire su questo versante la persecuzione non accenna a placarsi, questo è il punto di non ritorno. Il momento in cui lei dovrebbe trovare strumenti più forti dell'arroganza di lui e della propria stessa illusione che certe battaglie si possano vincere anche da sole.

Bisogna chiedere e trovare aiuto. Gli strumenti ci sono, è la legge che li prevede, ma se anche le donne che scelgono di utilizzarli continuano a venire ammazzate dai loro compagni o ex, forse (e dico forse!) sta a chi ha il compito di applicarli svolgere meglio il proprio dovere e fermare la strage! Al di la di vuoti slogan e momenti una tantum di propaganda strumentale.

Teenagers - Viene anche da domandarsi perché mai le giovani (le giovanissime teen), dovrebbero volere un flirt se poi anche tra adolescenti accade che se lei si vuole sfilare dalla relazione lui allora si vuole vendicare. Magari sui social o magari organizzando uno stupro di gruppo, violenza che poi, nove volte su dieci, alcuni declasseranno a “bravata” semplice. 

Il futuro e le coppie si costruiscono sulla fiducia reciproca, non su divieti, controllo, prevaricazione e sopraffazione.

Inoltre, sarebbe buona norma smetterla di riferirsi alle coppie dei giovanissimi sempre come “fidanzati” o fidanzatini, perché il fidanzamento è cosa seria, è una promessa reciproca di matrimonio, un impegno libero, comune e consensuale alla costruzione di un futuro insieme. Che ci si sposi o meno. Categoria nella quale di certo non rientrano i flirt adolescenziali.

Sentimenti ed emozioni - Ho cominciato anche a domandarmi cosa significhi per i maschi, in questo proliferare di interazioni tossiche, provare un sentimento o anche solo una veloce emozione: desiderio, attrazione, affetto, amore. È possibile per i maschi provare qualcosa per qualcuno/a, provare un sentimento o pseudotale, che non si trasformi in vendetta, rivalsa e violenza, quando il desiderio che lo sostiene non si può o non si riesce a soddisfare? Sono ancora possibili, oggi, relazioni che non offrano solo lacrime e sangue e sorsi avvelenati di bile maschile?

In generale si. Eppure...

Tutta colpa dell’insoddisfazione - Alla base di tanta violenza sembra esserci un’ingorda insoddisfazione. Un’urgenza illusoria che richiede al rapporto a due e soprattutto alla donna (da cui lo si pretende!) di risolvere tutte le frustrazioni e di agire come farebbe un tiro di coca che tenga su di giri, spingendo al massimo l’acceleratore dell'ego maschile. Ma dove/quando questo non accade si da il via ai conflitti, alle liti, alle restrizioni e poi alle persecuzioni, alle botte, alle uccisioni.

Tutta adrenalina gratis e per averla non si deve neanche pagare uno spacciatore!

Perché alle donne si chiede di essere responsabili della felicità degli uomini? Perché quello che una volta si illudeva di essere il sesso forte, oggi raramente riesce a partecipare alla serenità della coppia o a capire che, se le cose non funzionano, la risposta non sta nelle colpe della donna, né nella violenza né nella distruzione del femminile?

La violenza si sceglie - La risposta è che la violenza è una scelta. In tutte le sue forme e sfumature. Non è infatti difficile comprendere che nei rapporti di ogni genere esiste l’opzione del NO, un’alternativa e forse una preferenza che i violenti conoscono bene, perché la scelgono costantemente quando dicono NO alla libertà dell’altro/dell’altra. NO al no di chi ha scelto diversamente ovvero: NO non voglio uscire con te, NO non voglio (più) fare sesso con te, NO non voglio (più) stare con te. E per i più giovani la scelta di dire NO ai consigli dei genitori, NO a un impegno decente a scuola, NO agli stimoli di crescita responsabile che fornisce la vita quotidianamente.

La violenza molti uomini la scelgono e molti altri la rifiutano. Se la risposta è che la violenza si sceglie perché è facile, perché è adrenalinica, perché fare del male fa provare più piacere del fare il bene, violenze e femminicidi si continueranno a contare quotidianamente. Salvo che a livello di Paese e di società civile si dia un segnale forte di biasimo, sottolineando che molestare e perseguitare le donne (ma anche chiunque) è un reato che lo Stato italiano punisce, che non è solo roba da liquidare con battutine e scherzi da bar, che fare violenza non è sinonimo di far goliardie e che la violenza contro le donne, in tutte le forme, è un reato verso il quale non si transige.

Visto che ultimamente abbondano sovranismi, richiami all'ordine e intolleranze generalizzate, non siamo forse nelle condizioni migliori per iniziare il necessario e auspicato cambiamento di paradigma sul tema della violenza di genere? Bisogna renderlo chiaro: si tratta di un orrore che si respinge fortemente e di un reato verso il quale non si transige, per il quale le leggi esistenti da adesso in poi si applicheranno senza elasticità e superficialità, senza sconti e senza ulteriori perdite di tempo.

Farlo sul serio e farlo qui aiuterebbe ad arginare la strage annunciata delle donne.

[Le foto a corredo dell'articolo sono Free download da Unsplash]

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