Se il 'nascituro' conta più della madre

NICARAGUA - (DIRITTI UMANI) Il nuovo codice penale del Nicaragua in vigore dal luglio 2008 prevede il divieto assoluto di aborto e pene detentive per le donne e le ragazze che cercano di abortire e per gli operatori sanitari che forniscono servizi associati o associabili all'aborto. In un rapporto diffuso il 27 luglio 2009 a Città del Messico, Amnesty International ha reso noto come tale divieto assoluto di abortire, metta in pericolo la vita delle donne e delle ragazze incinte malate, negando loro i trattamenti salvavita qualora tali cure risultino controindicate in gravidanza e possano causare danni o la morte dell'embrione o del feto. Crescono i suicidi tra le ragazze incinte.

Niente cure perciò alle donne ed alle ragazze incinte che abbiano contratto il virus dell'Hiv/Aids, se sono ammalate di cancro o di malaria, o nel caso di una crisi cardiaca. Il divieto permane anche se la donna incinta sia stata vittima di stupro o incesto. Nel 2008 si è registrata un'impennata di suicidi da avvelenamento di ragazze incinte nonché un aumento della mortalità materna in tutto il paese.

Il rapporto "Il divieto totale di abortire in Nicaragua: la salute e la vita delle donne minacciate, gli operatori sanitari criminalizzati" è il primo studio realizzato da Amnesty International sulle implicazioni, dal punto di vista dei diritti umani, del divieto di abortire nei casi in cui la salute o la vita di una donna o di una ragazza siano a rischio o quest'ultima sia stata vittima di stupro o incesto.

Il rapporto "Il divieto totale di abortire in Nicaragua: la salute e la vita delle donne minacciate, gli operatori sanitari criminalizzati" fa parte della campagna "Io pretendo dignità", lanciata da Amnesty International il 28 maggio 2009.

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