Tassazioni differenziate per la parità tra donne ed uomini

Non c'è ipocrisia peggiore che imporre l'uguaglianza di trattamento tra diseguali”. Questo il principio alla base di una proposta di tassazione differenziata per donne ed uomini formulata da due economisti. Perché il mondo del lavoro è ancora poco paritario se lo si guarda dal punto di vista di genere. La partecipazione al maschile presenta, infatti, un'andamento solitamente omogeneo e lineare, mentre quella al femminile è spesso sospesa o interrotta per motivi vari: biologici (gravidanza); di cura (figli, parenti anziani e disabili); culturali.

In Italia, con un tasso di occupazione che per le donne è tra i più bassi nell'Ocse (46,3%), ridurre le tasse sul reddito da lavoro per le donne, aumentando quelle per gli uomini, indica una soluzione “al tempo stesso equa ed efficiente”.

Realizzabile attraverso un'aliquota media per le donne non superiore al 67% di quella degli uomini, la soluzione prospettata aumenta “l'equità del sistema perché contribuisce a compensare le donne per i costi biologici e sociali di cui si è detto”, mentre tra gli altri vantaggi, “grazie alla tassazione differenziata, l'assunzione di donne costerebbe meno ai datori di lavoro pur aumentando il salario al netto delle imposte per le lavoratrici.”

Per saperne di più (nonostante qualche stereotipo) l’articolo appare su il “Sole24 Ore”, versione online. Link all’articolo.

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